| Salve, come ho scritto nelle slide, qui ripropongo il tema del titolo che mi piacerebbe fosse spunto per qualche creazione artistica dei membri del sito, questo per far si che quando Lucio torna , lui che è maestro nel raccontare, possa essere accolto da questa forma di abbraccio.
Ovviamente conta tutto quello che vi viene in mente di raccontare, fantasioso, autobiografico, descrittivo, immaginario, fate voi. Ecco il mio modesto apporto.
Il nostro Direttore era un orso di nome e di fatto e gatto di viso Orso Maria Guerrini il nome Alto, robusto, imponente con quella chioma argento e neve ipertricotica e fluente, gli occhi di metallo e le mani enormi; quando sorrideva, quelle rare volte che sorrideva, aveva un sorriso da gattone, con i canini leggermente più lunghi e quel sorriso sembrava un ghignetto. Inaffidabile e umorale sembrava il gatto di mia nonna Tuonava la voce a telefono, tuonava quando ci cazziava per qualche problema in ufficio , tuonava con la moglie al cellulare, tuonava al bar con il Capo Area corto e malpelo. Severo, presente, molto attento alle scadenze, oggettivo lo era, mai stato ingiusto però, santa pace!. L’ufficio sembrava una prigione. Capitò all’improvviso. Era la pausa pranzo, che noi , quelli pendolari, passavano nella sala di riunione con panini, insalate e tristezze simili, ridacchiando e chiacchierando sottovoce, mai sia l’Orso ascoltasse. Beh, quel giorno entrò di colpo e disse :” io esco” e uscì. Tornò circa due ore dopo, un po’ scomposto, la cravatta leggermente sciolta, con uno strano scintillio negli occhi e sporco il collo e leggermente la bocca di rosso . Contuzzi, il tombeur de femme dell’ufficio ( si narra che sia un vero Casanova) subito sentenzio:”… ha un ‘altra! Quello è lo sguardo da post-scopata-allegra –e -trasgressiva-“ Mandelli invece, la nostra addetta alla logistica, pratica e cinica interviene:” seee. E chi se lo porta a letto quello, suderà come un cinghiale e secondo me morde pure. Naa. Secondo me va a fare il cretino in palestra, dopotutto è nel decennio delicato degli uomini, 45-55 anni, che vedono il viale che si avvia al tramonto e quindi cercano di fare i fichi curandosi di più con corsa, palestra, cose così” De Carolis, la segretaria, segretamente innamorata di lui da almeno tre anni ( ce ne eravamo accorti tutti tranne lui ) dall’alto del suo tailleur rosa confetto, perle ai lobi , il suo metro e cinquanta per 70 chili sospirando pigolò” si è innamorato sicuramente…il cuore lo si vede dagli occhi..” e all’improvviso sparì nel bagno tirandosi su il naso
Fatto sta che al di là delle teorie non lo avevamo mai visto così, e l’effetto pausa pranzo durava un giorno: diventava un po’ meno tonante la sua voce e almeno si incazzava meno con il ragionier Caroli, sua vittima preferita.
Ovviamente quando lui mancava per noi era pacchia assoluta; qualche telefonata a casa, una sigaretta in più, un paio di salti su Facebook e finalmente qualche chiacchiera tra un conto e un pagamento
La cosa durava da più di un mese finchè io dissi a Sandro, il collega che mi faceva il filo ma non aveva il coraggio di annodarlo ‘sto filo ( intendiamoci, a me piaceva molto come persona, c’era feeling ma non pathos e quello accende , comunque gli volevo bene) quindi dicevo un giorno dissi a Sandro “ Sà, oggi all’Orso lo seguiamo e vediamo che fa” Sandro accettò immediatamente, ogni scusa era buona per stare con me, ma comunque la sua indole curiosa andava a nozze con la mia temeraria , e quindi decidemmo di agire quel mercoledì. Avvisammo i colleghi che ci avrebbero coperti e via. L’Orso uscì e camminò per circa dieci minuti direzione centro, verso la villa comunale che nel mio paese è torna e tutt’intorno i palazzi murattiani la abbracciano e la proteggono, girò in una stradellina dopo il Comune e ci trovammo davanti ad un nuovo palazzo, tutto vetri. Sul portone un’insegna enorme con su scritti “ centro massaggi Xo Peng” “ Allora scopa con le massaggiatrici, il furbetto. Aveva ragione Contuzzi” disse Sandro trionfante ma io non ero convinta, non me lo vedevo il Capo tra mani, olii e chissà che altro. “ No, dai vediamo se veramente si fa massaggiare” e lo seguimmo. Prese l’ascensore e si fermò al terzo piano. Noi aspettammo e salimmo dopo. Quando si aprirono le porte l’odore di disinfettante ci inondò: l’insegna azzurra, semplice, fredda, grande davanti alla porta a vetri che si affacciava su un lungo, lunghissimo corridoio” Centro dialisi pediatrico”. Entrammo e vedemmo in una stanza un piccolo, avrà avuto un quattro-cinque anni su una piccola barrella con la macchina del sangue, il tubicino nelle vene. La mamma era lì accanto, con in mano due dinosauri e faceva la lotta con i giocattoli davanti al bambino. Poi sentimmo la voce tonante e istintivamente ci ficcammo in una rientranza nel muro e lo vedemmo: vestito da clown, la parrucca rossa, la bocca rossa i, il naso di plastica rossa, con palloncini lunghi per creare animali, e una trombetta in bocca, una bugia, quella con la lingua, e il bambinetto si animò e sorrise. Sandro prontamente con il telefonino cominciò a filmare il tutto , io osservavo quell’uomo rude che faceva le vocini, che rideva e faceva il goffo e il maldestro per quel bambino e mi si strinse il cuore per la commozione. Entrò in tutte le stanze e da tutte le stanze si sentiva ridere. Passò una dottoressa e io fingendomi interessata a portare mio nipote per la dialisi in quel centro( sono una bugiarda credibilissima) re chiesi informazioni e lei nell’espormi turni e servizi aggiunse il pagliaccio volontario che da un mese veniva a rendere meno brutta la brutta dialisi dei piccoli in attesa di trapianto o , purtroppo qualche volta, in attesa di altro…
Scappammo in ufficio e facemmo vedere il video ai colleghi, tutti esterefatti tranne il Giacomo, il nostro tuttofare alle soglie della pensione che affermò” Ebbè, e di che vi meravigliate? La vita è un circo”
Il Direttore torno un paio di ore dopo ,noi lo guardammo con occhi diversi, ma lui sempre un Capo severo con noi rimaneva; poi l’idea venne al Pontrelli, l’addetto alle PR che disse “ Io compro a tutti i nasi rossi da clown, lo deve sapere che sappiamo, magari capisce che siamo umani anche noi e che lo stimiamo per quello che fa e quindi è inutile che ci tartassa. Si lavora meglio per una persona perbene” E così fece per cui quel mercoledì ci preparammo all’entrata del Direttore con l’aiuto di Giulio il portiere che avrebbe fatto il palo e ci avrebbe avvisato al suor ritorno. Eccolo entrare e varcata la soglia noi tutti ci alzammo, ci mettemmo il naso rosso e lo guardammo in silenzio. La De Carolis abbozzò un appaluso che partì spontaneo. Lui ci guardò, arrossi ed entrò nel suo studio. Se il Gatto mancava adesso i Topi erano felici per lui e ballavano meno, con il cuor contento E adesso in Ufficio tuona di meno e noi lavoriamo più serenamente, da arcobaleno quasi In ufficio il Contuzzi continua a raccontare storie di femmine, e udite udite ha avuto una breve relazione con la Mandelli di tipo BDSM e hanno fatto scintille. La de Carolis è ancora più innamorata del suo Direttore e sempre più inconsolabile, il rag, Caroli suda di meno se viene convocato dal Direttore e il Pontrelli ragiona di vita e relazioni con Giacomo e il resto scorre tranquillo Scommetto che volete sapere se il mio collega complice c’ha provato. Beh un giorno in archivio mi ha presa di sorpresa e mi ha baciato. Il bacio com’è stato ? Tutti i baci sono storie e anche quello lo è stato. Una storia che nasce dopo il bacio che ci sorprese ad abbracciarci e a ridere a crepapelle. E abbiamo capito che non era cosa ma da allora siamo ancora più amici, perchè di persone da letto se ne trovano tante ma quelle che ti fanno ridere, beh, sono preziose e non si fanno scappare via. Mai
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