| … l’appuntamento è alle sei del pomeriggio, davanti al nostro cancello. Saremo in quattro, poi gli altri due li incontreremo direttamente a Genova. Pioviggina e fa freddo ma nulla ferma il nostro amore per il Genoa, la prima squadra di calcio in Italia; primi a nascere, ultimi a morire, come recita un famoso striscione. Eccoci qua, in auto: i veci davanti a chiacchierare, i bocia dietro a controllare il cellulare e i nomi per il fantacalcio. Invece di prendere l’autostrada, scegliamo la via detta “di Pino” per arrivare ai parcheggi sul lungo- Bisagno intitolato ai martiri delle Foibe, dopo aver scollinato da Trensasco. Non c’è traffico e in meno di un’ora arriviamo, tanto la partita è alle 20.45, quindi avremo tutto il tempo di mangiarci i panini preparati e infilati nello zainetto dalle mani esperte dio mia moglie: salame di S. Olcese per tutti … Una volta parcheggiata l’auto, iniziamo a camminare in direzione dello stadio, grazie a Dio ha pure smesso di piovere in compenso però, il freddo, pare più intenso e pungente. Giungiamo ad una piazzetta con alberi e panchine dove decidiamo di fermarci a “cenare”; prendo lo zaino e distribuisco le vettovaglie e come tutti sono stati serviti, iniziamo a mangiare. Sarà la fame, sarà la “tensione” per la partita ma nessuno fiata e si sente solo il rumore delle nostre mascelle che masticano l’ottimo salame di S. Olcese. A più di metà panino mi accorgo di avere sete e quindi apro lo zaino per prendere le bibite ma, con mio stupore mi accorgo che le ho dimenticate sulla tavola della nostra cucina … e ora che si fa ? Mi alzo dalla panchina e mi guardo intorno alla ricerca di un bar o di un locale simile ma, con grande meraviglia noto un piccolo negozietto di alimentari, incassato tra una banca e un “negozio” di telefonia. Sembra un miraggio, nell’era della globalizzazione e dell’iper multi – tutto, vedere un posto così fa bene al cuore. Chiamo mio figlio, gli allungo cinque euro, altro simbolo, infausto, della suddetta globalizzazione e gli dico: vai lì dentro e compra due bottigliette di acqua. Dopo poco torna con le bevande ma con i cinque euro intatti e mi dice: la signora del negozio mi ha detto che non ha il resto e che quindi possiamo pagare anche un altro giorno … Resto basito ma anche commosso e mi domando: ma non ci ha mai visto prima, probabilmente non ci vedrà più, però si fida ciecamente che torneremo a portargli quanto dovuto e ci lascia andar via così. Controllo bene le mie tasche, dove trovo diversi spiccioli ed entro nel negozio … come varco la soglia vengo subito “assalito” dal classico profumo dei negozi dei miei tempi e torno bambino: la fragranza del pane, il dolce della crostata in bella mostra, il prosciutto, i biscotti, i sacchi con i fagioli secchi … mi viene il groppo in gola e pago il dovuto all’anziana signora, simbolo vivente di un mondo che non si arrende. Mentre sto uscendo noto dei vasi di vetro con vari tipi di caramelle e, tra queste, quelle verdi a piramide con lo zucchero sopra che sanno di pino silvestre e me ne faccio dare una manciata … e si, mi dice la signora, queste sono ottime con questo tempo e per chi grida alla partita … sorrido, esco, prendo una caramella e inspiro contento. La partita? beh il Genoa ha poi vinto due a zero e poteva non vincere dopo un simile preambolo ?
|