Bibite italiane dimenticate.
Prima dell’avvento dei grandi marchi internazionali, cosa si beveva in Italia?
Poichè molte bibite sono state dimenticate, oggi faremo un piccolo excursus indietro nel tempo e ne ricorderemo qualcuna.
Acqua e mentaOppure latte e menta. Bevanda preparata soprattutto per i più piccoli, particolarmente in voga negli anni ’70, basata sull’unione di due semplici ingredienti: acqua e sciroppo di menta. A fare la parte del leone a quei tempi, un nome storico dell’industria alimentare italiana: Fabbri. Lo stesso delle amarene, del latte di mandorla e tanti altri preparati per bar, ristoranti e pasticcerie.
SpumadorCome non nominare, poi, la spuma? Una bibita a base di acqua gassata, zucchero, caramello e aromi, una sorta di versione italiana della soda statunitense. Bar, trattorie, drogherie: tutti i locali tra gli anni ’70 e ’90 avevano a disposizione una linea di spuma, apprezzata da consumatori di ogni età. Erano principalmente due le tipologie in commercio: bionda, nata nei primi anni ’20, o nera, creata per la prima volta nel ’38 .
dall’azienda Spumador, anche se nel tempo si iniziarono a diffondere altre varianti aromatizzate alla menta o agli agrumi.
Tamarindo
Diffuso soprattutto in Sicilia, il tamarindo era una delle bevande estive per eccellenza, prodotto a partire dall’omonimo frutto e un misto di spezie. Apprezzato soprattutto per le sue proprietà digestive e diuretiche, il frutto veniva anche impiegato per la preparazione di creme e confetture.
Fu Carlo Erba a produrre la bibita a livello industriale.
il tamarindo riscuote un particolare successo, entrando ben presto nel bar di famiglia della borghesia milanese per poi diffondersi in tutta Italia, grazie anche alla campagna pubblicitaria firmata da Marcello Dudovich.
Negli anni '70, il marchio è stato acquisito da Cedral Tassoni che produce e imbottiglia nello stabilimento di Salò, mantenendo inalterati sia la ricetta che la confezione originale.