La storia della cronaca nera del nostro paese soprattutto quella compresa tra gli anni Settanta e Duemila, è macchiata dal sangue di vittime innocenti, che hanno avuto la sfortuna di incontrare sulla loro strada personaggi malefici, in grado di uccidere con freddezza e senza rimpianti.
Ecco alcuni delitti che hanno fatto epoca.
Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, erano due diciottenni militanti del Centro sociale Leoncavallo di Milano. Nel 1978 stavano raccogliendo materiale per un’inchiesta di controinformazione sul traffico d’eroina che coinvolgeva l’estrema destra milanese e la malavita organizzata. Furono uccisi. Questo omicidio politico fu rivendicato subito dalla destra eversiva. Dapprima furono indiziati Valerio Fioravanti, Mario Corsi e Guido Zappavigna; successivamente Massimo Carminati (Banda della Magliana, quello dei 100 giorni di Mafia Capitale), Claudio Bracci e Mario Corsi. Il caso fu archiviato nel 2000.
L'omicidio di Giorgiana Masi, una studentessa italiana il cui vero nome era Giorgina Masi, venne commesso a Roma il 12 maggio 1977 durante una manifestazione. Quel giorno si trovava insieme al fidanzato Gianfranco Papini nel centro storico dove erano scoppiati violenti scontri tra dimostranti e forze dell'ordine, in seguito a una manifestazione pacifica del Partito Radicale, a cui si erano uniti membri della sinistra extraparlamentare e in particolare dell'Autonomia Operaia, questi ultimi armati.
Alle ore 19:55 i due erano in piazza Giuseppe Gioachino Belli quando un proiettile calibro 22 colpì Giorgiana all'addome;[2] subito soccorsa, fu trasportata in ospedale, dove ne fu constatato il decesso.
Le ipotesi accreditate, seppur mai verificate, rimasero due: il «fuoco amico», come sostenne
'allora Ministro dell'Interno Francesco Cossiga, addossandone la responsabilità a frange di Autonomi, o le forze dell'ordine in borghese, che fecero fuoco con una pistola non d'ordinanza, mai individuata, secondo l'avvocato di parte civile, la sinistra e i radicali.
L’inchiesta venne chiusa nel 1981 e nessuno seppe mai da dove partì quel colpo.
Passato alla cronaca come il delitto di via Carlo Poma fu l'assassinio di Simonetta Cesaroni commesso il 7 agosto 1990 in un appartamento al terzo piano del complesso di via Carlo Poma n. 2 a Roma; il caso non è stato mai risolto nonostante oltre vent'anni di indagini. Nel corso degli anni furono svolte varie indagini e ipotizzate varie piste investigative con diverse persone accusate del delitto tra il 1990 e il 2011:dapprima Pietrino Vanacore, portiere dello stabile dove avvenne l'omicidio, poi Salvatore Volponi, il datore di lavoro della vittima, poi Federico Valle, il cui padre aveva uno studio nello stabile, e infine Raniero Busco, fidanzato della vittima; vennero tutte scagionate dalle accuse. Il caso attirò un grande interesse dell'opinione pubblica e ad esso sono stati dedicati libri, numerose trasmissioni televisive di approfondimento e nel 2011 un lungometraggio televisivo.
Il 26 gennaio 2011, al termine del processo di primo grado, Raniero Busco viene riconosciuto colpevole dell'omicidio di Simonetta Cesaroni e condannato a 24 anni di reclusione.
Il 27 aprile 2012, al termine del processo di secondo grado, Busco viene assolto dall'accusa del delitto Cesaroni per non aver commesso il fatto; le tracce di DNA vengono ritenute circostanziali e compatibili con residui che avrebbero potuto resistere a un lavaggio blando della biancheria (la madre di Simonetta dichiarò di lavare soprattutto a mano con sapone da bucato), mentre il morso si rivela essere un livido di altro tipo. Viene inoltre confermato l'alibi di Busco, che si trovava al lavoro..
A seguito di ricorso in Cassazione della Procura, viene fissata la prima udienza del processo di legittimità il 26 febbraio 2014, data in cui le toghe del terzo grado di giudizio hanno definitivamente assolto Busco. «Sette anni della mia vita sono stati distrutti - ha detto l'uomo al termine della lettura della sentenza - Posso capire cosa prova la famiglia, che dopo 24 anni non c'è un colpevole. Ma tutti dovrebbero comprendere anche il mio dramma. Adesso voglio essere lasciato in pace». Il delitto, dunque, resta senza colpevoli.
Quello che è passato alla storia come il delitto di Novi Ligure risale al 21 febbraio 2001. Fu un caso di cronaca nera italiana che sconvolse l’opinione pubblica di tutto il paese, non solo della città in provincia di Alessandria, teatro del crimine. Ad uccidere la 41enne Susanna Cassini, detta “Susy” e il figlio undicenne Gianluca De Nardo furono Erika De Nardo, figlia sedicenne della donna e sorella della piccola vittima, e il suo fidanzato dell’epoca Mauro ‘Omar’ Favaro, di un anno più grande. Il padre di Erika, Francesco De Nardo, sarebbe sfuggito alla morte per puro caso. Erika De Nardo e Omar Favaro vengono condannati in via definitiva nel 2003 a 16 e 14 anni di reclusione. Ma il 3 marzo 2010 Omar viene scarcerato con l’indulto e grazie a sconti per buona condotta, e il 5 dicembre 2011 anche Erika, che nel frattempo si laurea in filosofia, viene scarcerata. Pronti entrambi per una nuova vita, anche se non più insieme.
Il delitto di Cogne fu un infanticidio commesso il 30 gennaio 2002 in una villetta di Montroz, frazione di Cogne in Valle d'Aosta. Vittima un bambino di tre anni, Samuele Lorenzi. Nel 2008 la Corte di Cassazione ha riconosciuto colpevole del delitto la madre, Annamaria Franzoni. Questa ha scontato 6 anni di carcere e 5 di detenzione domiciliare, estinguendo la pena il 7 febbraio 2019.
Il caso ebbe grande rilevanza mediatica dopo il delitto anche grazie all'uso del mezzo televisivo e nelle prime fasi processuali divise l'opinione pubblica.
La strage di Erba è stato un omicidio multiplo commesso a Erba, in provincia di Como, l'11 dicembre 2006.
La strage fu compiuta dai coniugi Olindo Romano (Albaredo per San Marco, 10 febbraio 1962) e Angela Rosa Bazzi (Erba, 12 settembre 1963 che uccisero a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Il marito di quest'ultima, Mario Frigerio, colpito con un fendente alla gola e creduto morto dagli assalitori, riuscì a salvarsi grazie ad una malformazione congenita alla carotide. La strage avvenne nell'abitazione di Raffaella Castagna, in una corte ristrutturata nel centro della cittadina. L'appartamento fu dato alle fiamme subito dopo l'esecuzione del delitto.
Il 3 maggio 2011, la Corte Suprema di Cassazione di Roma ha reso definitiva la sentenza che ha riconosciuto come autori della strage i coniugi Romano, già condannati all'ergastolo con isolamento diurno per tre anni il 26 novembre 2008 dalla Corte d'Assise di Como, e il 20 aprile 2010 dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano che confermò la medesima condanna.
Il delitto di Garlasco è un caso di omicidio avvenuto a Garlasco, in provincia di Pavia, il mattino del 13 agosto 2007 ai danni di Chiara Poggi (Vigevano, 31 marzo 1981), impiegata ventiseienne laureata in Economia. Il caso ha avuto una grande rilevanza mediatica in Italia, con un susseguirsi di interviste e programmi televisivi dedicati a questo caso.
Il 12 dicembre 2015 la Corte di Cassazione riconobbe definitivamente come colpevole del delitto il fidanzato della vittima, Alberto Stasi, ex studente di economia e poi commercialista.
Altro caso di cronaca nera famoso in Italia è l’omicidio di Meredith Kercher, altrimenti conosciuto come il delitto di Perugia.
Meredith Kercher era una studentessa inglese in Italia nell'ambito del progetto Erasmus presso l'Università di Perugia; venne ritrovata priva di vita con la gola tagliata nella propria camera da letto, all'interno della casa che condivideva con altri studenti.
Il processo si conclude con una pena per l’ivoriano Rudy Guede, giudicato colpevole in concorso di omicidio, mentre gli altri due sospettati del delitto, Raffaele Sollecito e Amanda Knox, escono di scena, assolti in via definitiva dalla Suprema Corte di Cassazione per non aver commesso il fatto.
Il delitto di Avetrana è un omicidio commesso il 26 agosto 2010 ad Avetrana in provincia di Taranto a danno di una giovane ragazza, Sarah Scazzi]. La vicenda ha avuto un grande rilievo mediatico in Italia, culminato nell'annuncio del ritrovamento del cadavere della vittima in diretta sul programma Rai Chi l'ha visto? dove era ospite, in collegamento, la madre di Sarah.
Il 21 febbraio 2017 la Corte suprema di cassazione ha definitivamente riconosciuto colpevoli e condannato all'ergastolo per concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione[3] Sabrina Misseri e Cosima Serrano (figlia e madre), rispettivamente cugina e zia della vittima, confermando la condanna già inflitta in primo grado e in appello dalla Corte d'assise di Taranto; Michele Misseri, padre di Sabrina e marito di Cosima, è stato condannato alla pena di 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove (il furto del cellulare di Sarah); è stato condannato in via definitiva a 4 anni e 11 mesi di reclusione per concorso in occultamento di cadavere con Michele Misseri anche suo fratello Carmine Misseri. Confermata, infine, dalla Cassazione la condanna a un anno e quattro mesi per favoreggiamento personale per Vito Russo Jr., ex legale di Sabrina, e Giuseppe Nigro.
L'omicidio di Yara Gambirasio è un caso di cronaca nera che ha visto vittima Yara Gambirasio (21 maggio 1997 – 26 novembre 2010), all'epoca dei fatti di 13 anni, scomparsa nella serata del 26 novembre 2010.
Il caso ha assunto una grande rilevanza mediatica, oltre che per la giovane età della vittima, anche per l'efferatezza del crimine e per diversi avvenimenti peculiari verificatisi nel corso delle indagini, come l'arresto e il successivo proscioglimento di un primo sospettato, le circostanze del ritrovamento del corpo e le complesse modalità per l'individuazione dell'omicida. Il relativo procedimento giudiziario si è concluso il 12 ottobre 2018 con la definitiva condanna all'ergastolo pronunciata nei confronti di Massimo Giuseppe Bossetti, riconosciuto come unico colpevole .
Il delitto di Santa Croce Camerina è un caso di infanticidio commesso il 29 novembre 2014 nel comune di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, che ha visto coinvolto Lorys Andrea Stival, un bambino di 8 anni nato il 18 giugno 2006.
L'unica imputata del reato di omicidio e occultamento di cadavere fu la madre del bambino, Veronica Panarello che si è dichiarata innocente, usando i mass media per difendersi. Il caso è stato equiparato a quello di Cogne, avvenuto nel 2002. Veronica Panarello è stata ritenuta colpevole dell'omicidio e condannata a trenta anni di carcere.