Le stronzate di Pulcinella

Museo del fascismo attraverso immagini e simboli

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view post Posted on 4/8/2020, 16:14
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E' durata solo poche ore l'ipotesi di realizzare a Roma un museo del fascismo: la proposta di tre consiglieri comunali del M5s è stata subito cancellata, ebbene noi, qui, senza alcuna presa di posizione , ma a solo scopo storico, tenteremo di fare, attraverso le immagini, un viaggio nella memoria di un periodo storico italiano tra i piu' controversi.
Sara' una vera e propria sintesi e ci scusiamo con i lettori per eventuali lacune o dimenticanze.
Cominciamo col dire che le espressioni "ventennio fascista o semplicemente ventennio", si riferiscono al periodo che va dalla presa del potere del fascismo e di Mussolini, ufficialmente avvenuta il 29 ottobre 1922, sino alla fine del regime, avvenuta formalmente il 25 luglio 1943. Specialmente dalla propaganda del regime veniva inoltre utilizzata la locuzione Italia fascista per indicare il Regno d'Italia sotto il governo di Mussolini e del Partito Nazionale Fascista.

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Il 23 marzo 1919 nel salone del Circolo dell'Alleanza Industriale e Commerciale, in piazza San Sepolcro a Milano, Benito Mussolini fondò i Fasci di combattimento.

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Il termine «fasci» si riferiva all'emblema del movimento che riproduceva l'antico fascio dei littori romani, ovvero fasci di verghe legati insieme a una scure che, nell'antica Roma, erano le insegne del comando portate dai littori incaricati di scortare i magistrati.
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Il primo fascio di combattimento, adottò simboli che sino ad allora avevano contraddistinto gli arditi, come le camicie nere e il teschio.
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Nel movimento fascista, oltre ad arditi, futuristi, nazionalisti, sindacalisti rivoluzionari ed ex combattenti d'ogni arma confluirono successivamente anche elementi di dubbia moralità e avventurieri. Appena 20 giorni dopo la fondazione dei fasci di combattimento le neonate squadre d'azione si scontrarono con i socialisti e condussero l'assalto all'Avanti! (un quotidiano politico socialista), devastandone la sede: l'insegna del giornale fu divelta e portata a Mussolini come trofeo. Nel giro di qualche mese i Fasci si diffusero in tutta Italia, sebbene con una consistenza assai scarsa.

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Nel paese lacerato da mille problemi che mettono in ginocchio un popolo ormai privo di speranze, chi sale sul palco della protesta non è Benito Mussolini ma Gabriele D’Annunzio. Il poeta, infatti, al contrario del futuro capo del fascismo, fiuta l’aria, percepisce il senso di umiliazione che anima molti ex reduci della guerra. Conia la vincente immagine della Vittoria mutilata, arringa le folle con la sua oratoria trascinante, evoca nuove conquiste, attacca politici e politicanti.
Il movimento creato da Mussolini non decolla , tanto che alle elezioni politiche dell’autunno del 1919, alle quali il neonato movimento dei Fasci parteciperà con una propria lista, seppur nel solo collegio elettorale di Milano, prenderà solo una manciata di voti.
Bisognerà attendere la metà del 1920 per vedere crescere i Fasci di Combattimento in tutta Italia. Fondamentale sarà l’affermazione del fascismo agrario che imporrà al movimento un’immagine più netta, definita, sempre più distante dalla matrice socialista e sempre più legata a una visione autoritaria e decisamente di destra.

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al "gruppo di Milano" (nucleo originario del Fascismo) si aggiunse una componente rurale e agraria, forte dell'appoggio dei latifondisti e possidenti terrieri emiliani, pugliesi e toscani. Proprio in queste regioni le squadre guidate dai ras furono più determinate a colpire i sindacalisti, i popolari e i social-comunisti, e le masse rurali organizzate che avanzavano rivendicazioni sociali, politiche ed economiche, intimidendoli con la famigerata pratica del manganello e dell'olio di ricino o addirittura commettendo omicidi che restavano a volte impuniti.

In questo clima di violenze alle elezioni del 15 maggio 1921 i fascisti riuscirono a portare in parlamento i loro primi deputati, fra cui Mussolini.

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Dopo il congresso di Napoli, in cui 40.000 camicie nere inneggiarono a marciare su Roma, Mussolini decise di agire: il momento pareva propizio e così un forte contingente di 50.000 squadristi venne radunato nell'alto Lazio e spinto dai quadrumviri contro la Capitale. Era il 28 ottobre 1922.
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Edited by Pulcinella291 - 4/8/2020, 17:32
 
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La marcia iniziò il 26 ottobre, con Perugia come quartiere generale dell'iniziativa. Da qui i quadrumviri (tra i quali Italo Balbo) nominati qualche giorno prima da Mussolini coordinavano le operazioni.
Il 27 ottobre circa ventimila camicie nere partirono da Santa Marinella, Tivoli, Monterotondo e dal Volturno e, requisendo convogli ferroviari, si diressero verso la capitale, difesa a sua volta da 28.400 soldati.
Mussolini non era con loro: tesseva le fila della sua ascesa al potere da Milano, dove aveva la direzione del giornale Il popolo d'Italia. Ogni ora che passava il clima diventava sempre più incandescente: da diverse regioni d'Italia squadre di combattimento provavano a raggiungere Roma requisendo i treni (ma spesso trovavano i binari divelti dai militari decisi a boicottare la marcia).
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Alle 6 del mattino del 28 ottobre il governo dichiarò lo stato d'assedio, ma il re (alle 8 e 30) si rifiutò di controfirmarlo e Luigi Facta si dimise: il Paese era senza governo (e fuori controllo). Mentre le camicie nere entravano nella capitale, minacciando di occupare i ministeri, Mussolini fu convocato dal re.
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Giungerà a Roma il 30 ottobre (viaggiando in treno, in vagone letto): solo allora il re gli conferirà ufficialmente l'incarico di formare un nuovo governo di coalizione.
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Mussolini era riuscito nel suo piano: spaventare le istituzioni e prendere con la forza il comando del Paese.

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Durante il suo discorso di insediamento davanti alla Camera dei deputati (il 16 novembre) si presenterà con l'ormai famoso discorso del bivacco: "Avrei potuto fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto".
Il fascismo era ufficialmente cominciato.

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Da questo momento Mussolini iniziò un'opera di rafforzamento del potere fascista. Nel dicembre fu istituito il Gran Consiglio del fascismo, un organo di dirigenti del partito fascista, con il compito di elaborare le linee generali della politica fascista.

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Nel gennaio fu fondata la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale nel tentativo di legalizzare lo squadrismo che però, rappresentava sempre una forza armata di parte.

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Mussolini mirava ad ottenere l'appoggio della classe dirigente, economica e politica.

Molte furono le riforme apportate dal nuovo governo, ad iniziare da una nuova politica economica che aboliva il monopolio statale delle polizze vita, da una riduzione del carico fiscale sulle imprese ed infine Mussolini decise di salvare l'Ansaldo e il Banco di Roma attraverso il denaro pubblico. Fece attuare una nuova riforma scolastica del ministro Giovanni Gentile che diede all'istruzione una conurazione nuova e coerente con gli ideali del fascismo e che contribuì, prevedendo l'insegnamento della religione nelle scuole elementari, a migliorare i rapporti con la Chiesa cattolica.

Nel 1923 i ministri popolari avevano lasciato il governo.

Nel 1923 fu introdotta una nuova legge elettorale, la legge Acerbo che prevedeva un forte premio alla lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa dei voti.

Nel 1924, sulle basi del nuovo sistema elettorale, si tennero le nuove elezioni politiche. I Fascisti raccolsero una schiacciante maggioranza.

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Ma il deputato Giacomo Matteotti, segretario del partito socialista, venne rapito ed ucciso da una banda di squadristi fascisti, pochi giorni prima aveva denunciato in parlamento i sotterfugi del partito fascista.
La crisi che seguì fu ben presto superata anche grazie all'inerzia del re di fronte all'illegalità e all'opinione pubblica.
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In un discorso in parlamento pronunciato il 3 gennaio del 1925, Mussolini annunciò la svolta autoritaria assumendosi la responsabilità di quanto accaduto.
Da quel momento il governo fascista prese forma di uno stato totalitario.
Da questo momento iniziarono ad essere emanate leggi che miravano a rafforzare i poteri di Mussolini, leggi che proibivano lo sciopero, che imponevano lo scioglimento di tutti i partiti ad eccezione di quello fascista, che istituivano un tribunale speciale per la sicurezza dello stato e che reintroducevano la pena di morte.
Muore definitivamente così lo stato liberale.



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Nel 1929 la Santa Sede e il governo Italiano firmano i Patti Lateranensi (Trattato del Laterano, che restituiva alla Chiesa il Vaticano, S. Giovanni in Laterano e Castel Gandolfo, il concordato, che regolava le materie d’interesse reciproco come il matrimonio, l'istruzione ed il trattamento fiscale degli organismi ecclesiastici, e la convenzione finanziaria, che prevedeva un risarcimento pecuniario per la perdita dei possedimenti pontefici nel 1870). Questi patti furono unicamente un sistema, per Mussolini di potersi presentare come l'artefice di una storica riconciliazione fra lo stato e la chiesa, e, per la Chiesa, invece, rappresentava solo il legittimo riconoscimento della propria autorità sullo Stato ed, inoltre, era una garanzia di tutela della propria indipendenza.
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Da questo momento il Duce trasformò il suo movimento in una fabbrica del consenso e la sua persona come "liberatore" o "salvatore" del popolo.

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La fotografia divenne uno strumento di persuasione politica che agiva sulle coscienze degli individui per stimolare un’adesione spontanea alle tematiche fasciste.

Le fotografie dell’Istituto Luce avevano il compito di forgiare e diffondere l’immagine di Mussolini rappresentandolo come un idolo che gli italiani dovevano emulare. Lo si identificava nell’icona del condottiero della nazione, paterno protettore sempre disposto a diffondere affetto ed interesse nei confronti della popolazione. Assistiamo alla fabbricazione del culto mussoliniano poiché si rappresenta un’immagine di Mussolini rassicurante e forte.

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Il culto del Duce, in altre parole, era per molti aspetti la forza unificante del regime fascista, agendo come un comune denominatore dei vari gruppi politici e classi sociali nel partito fascista e nella società italiana.
Emilio Gentile dira'"«Mussolini crea un grande scenario, dove l’entusiasmo si trasmette attraverso la sapiente energia di una mobilitazione continua che culmina poi con l’apparizione del Duce dal balcone e molti quando vedono apparire Mussolini scrivono, anche i ragazzi nei diari o nei compiti di scuola: “E’ come se apparisse Dio”».
Tutto era studiato a tavolino:Il Duce contadino con le sue quarantaquattro ferite della prima guerra mondiale esibite in parte a busto nudo sotto il sole cocente, che grida promettendo il pane al popolo. Il Mussolini sportivo e praticante delle piste da sci, sprezzante delle basse temperature. Vicino ai minatori piemontesi nella visita alle cave di Cogne nel Maggio del 1939, con un’insolita veste, che sembra calzare con disagio e inadeguatezza. Ma anche, una figura bohèmien che passeggia sul lungomare di Osta nel 1928 o un aitante borghese che con sguardo sfrontato esprime tutto l’arrogante spirito del “me ne frego” fascista.
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n.d.r non so a voi ma a me ricorda tanto qualcuno che oggi seguendo la stessa tecnica, ma senza averne le capacità, vorrebbe tanto imitarlo.

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Fin dai primi tempi del Partito Nazionale Fascista, Benito Mussolini aveva sempre sostenuto il principio del corporativismo come pietra fondamentale per l’organizzazione del lavoro. Ben radicata all’interno della tradizione nazionalista, l’idea corporativa si fondava però con il passato socialista del “duce”, riconoscendo la realtà (e il ruolo) delle classi sociali, subordinandole tuttavia al bene superiore dello Stato nazionale, che ha il compito di regolare e superare il conflitto sociale.
Per questo negli anni '30, dopo lo scoppio della grande crisi economica mondiale, la politica fascista fondò il sistema corporativo, una legge che prevedeva la nascita di 22 corporazioni cioè associazioni rappresentativa sia dei datori di lavoro che dei lavoratori, suddivise per settori produttivi che si proponeva di impedire alla radice i conflitti di lavoro e di promuovere il massimo livello di produzione. In realtà il corporativismo si tradusse in vantaggio per la classe imprenditoriale.

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Le conseguenze della grave crisi economica che nel 1929 aveva colpito tutto il mondo, fu risolta dal fascismo con la nascita di alcuni istituti statali: nel 1931 fu creato L'Istituto Mobiliare Italiano (IMI), con il compito di sostituire le banche in crisi nel sostegno alle industrie in difficoltà finanziarie,

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nel 1933 nacque l'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) con il compito di salvare le industrie malate.

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Oltre che istituti economici, nacquero anche istituti di previdenza sociale come l'Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INAIL),

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l'Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI)


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Mussolini fece tutto questo per arrivare ad avere un sempre maggiore livello di consenso pubblico che esplose, nel 1935, con la conquista dell'Etiopia e la proclamazione dell'Impero.

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Nonostante le sanzioni economiche disposte dalla società delle nazioni, la politica estera di Mussolini ebbe successo e ciò contribuì alla nascita di una politica dell'autarchia (autosufficienza economica
In Italia, infatti, fu adottata una politica autarchica come risposta alle sanzioni economiche, come il blocco del commercio d'armi, imposte dalla Società delle Nazioni per l'invasione dell'Etiopia. Vennero a mancare perciò alcuni rifornimenti di materie prime. L'efficacia delle sanzioni fu però diminuita dal fatto che esse non riguardavano il petrolio e il carbone, essenziali all'industria italiana, e che diversi Paesi con cui l'Italia aveva intensi rapporti commerciali (per esempio la Germania ed il Giappone), non aderivano alla Società delle Nazioni, e quindi non rispettarono il blocco, mentre altri paesi membri applicarono in modo blando le sanzioni.
Il regime fascista, anche per ragioni di propaganda, dette un largo spazio ai "prodotti autarchici". Nacque in questo periodo il modo di dire "roba di prima", volendo indicare la merce di qualità.


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Nel 1936 l'Italia interviene a fianco dei nazisti tedeschi nella guerra civile Spagnola, in appoggio ai franchisti contro la repubblica. Si posero così le basi per un'alleanza fra Mussolini ed Hitler che, nell'arco di pochi anni avrebbe portato i due paesi alla guerra Mondiale.

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Una Conseguenza tragica di quest'alleanza fu, nel 1938, l'emanazione di leggi razziali antisemite che, in sostanza proclamavano l'esistenza di una 'pura razza Italiana' d'origine ariana e gli ebrei furono privati, poiché 'razza inferiore', di tutti i fondamentali diritti civili e politici e costretti all'esilio o all'emigrazione.
Per la legislazione fascista era ebreo chi era nato da: genitori entrambi ebrei, da un ebreo e da una straniera, da una madre ebrea in condizioni di paternità ignota oppure chi, pur avendo un genitore ariano, professasse la religione ebraica. Sugli ebrei venne emanata una serie di leggi discriminatorie.
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Ma la discriminazione era persecuzione, la più barbara e la più ingiusta che da secoli la terra italiana avesse conosciuta. Anche se talvolta le amministrazioni applicarono con scarso zelo le normative razziali, per la preoccupazione di bloccare interi settori commerciali tradizionalmente in mano agli ebrei, in pochi mesi migliaia di persone persero il lavoro.

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Molti, vivendo solo di stipendio, finirono sul lastrico o dovettero subire odiosi ricatti. I professionisti dovettero chiudere gli studi, studenti e professori ebrei furono espulsi dalle scuole. Persero la licenza perfino venditori ambulanti, tassisti e osti.

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Tra le tante normative vessatorie imposte dal regime, anche il divieto di possedere radio, di raccogliere lana per materassi, di gestire scuole di ballo, di accedere alle biblioteche pubbliche, di pilotare aerei di allevare colombi viaggiatori, di appartenere a club sportivi e di avere domestiche “ariane” perché la razza superiore non poteva fare sevizi a quella “inferiore”. Chi poté emigrò: altri si fecero battezzare, nella vana speranza di sfuggire alle persecuzioni; nelle famiglie miste si crearono tragiche lacerazioni.

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“Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno d'Albania! Ascoltate! L'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano”.
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Il 1º settembre 1939, a seguito dell'attacco tedesco contro la Polonia, il capo del governo Benito Mussolini, nonostante un patto di alleanza con la Germania, dichiarò la non belligeranza italiana. L'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale avvenne con una serie di atti formali e diplomatici solo dopo nove mesi, il 10 giugno 1940, e fu annunciata da Mussolini stesso con un celebre discorso dal balcone di Palazzo Venezia. Durante i nove mesi di incertezza operativa, il Duce, impressionato dalle folgoranti vittorie tedesche, ma conscio della grave impreparazione militare italiana, restò a lungo dubbioso fra diverse alternative, a volte contrastanti fra loro, oscillando tra la fedeltà all'amicizia con Adolf Hitler, l'impulso a rinnegarne la soffocante alleanza, la voglia di indipendenza tattica e strategica, il desiderio di facili vittorie sul campo di battaglia e la brama di essere ago della bilancia nello scacchiere della diplomazia europea.
Fu l'inizio della fine del fascismo in Italia.

1_2583Fra la notte del 24 e il 25 luglio 1943, Benito Mussolini venne esautorato dal Gran Consiglio del Fascismo e subito dopo deposto dal re Vittorio Emanuele III ed arrestato.

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Furono giorni aggrovigliati, inquieti, densi di agguati, tradimenti e vendette.
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Intanto la notizia esplose nel paese come un fulmine a ciel sereno; non si contano le manifestazioni di gioia e i cortei spontanei che all’avvenimento, e a quel che si credeva rappresentare la fine della guerra, con sventolii di bandiere e con l’esaltazione delle effigi di re Vittorio Emanuele III e del maresciallo Badoglio, con canti e parole d’ordine inneggianti alla pace.

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Numerosi sono anche gli attacchi alle case del fascio, luoghi in cui sono state poste in essere tutte le sopraffazioni, i bastonamenti, le violenze gratuite come le somministrazioni di olio di ricino agli antifascisti e a tutti coloro che si opponevano al regime con la distruzione dei simboli del fascismo. Ma sarà una gioia di breve durata , la guerra non era ancora finita e una parte del fascismo non era ancora stato debellata.

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L’esperienza fascista condotta fino ad ora non si lasciò cancellare con tanta facilità; non si spiegherebbe altrimenti la nascita, dopo poco più di quaranta giorni, di un partito fascista repubblicano, che diede vita alla Repubblica Sociale Italiana, con una organizzazione militare sia maschile che femminile che durò sino al 25 aprile del 1945.
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view post Posted on 10/8/2020, 09:02
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Il Duce è qui raffigurato insieme al capo scorta delle SS tenente Fritz Birzer mentre abbandona la prefettura di Milano: questa è l'ultima foto che ritrae Mussolini vivo.
La resa politica della RSI avvenne, dopo il fallimento dell'accordo di resa nell'Arcivescovado milanese, alle 19:30 del 25 aprile nella sede della Prefettura milanese – Palazzo Diotti di Corso Monforte – quando Mussolini Capo dello Stato e delle Forze Armate ma anche, dal 14 agosto 1944, diretto comandante del Corpo più consistente (settantamila di organico, al minimo), la Guardia Nazionale Repubblicana, liberò tutti dal giuramento. Poco prima, introvabili cinque ministri (Biggini, Pellegrini e Tarchi come pure Moroni e Spinelli) aveva, a nome del Governo, affidato a Pisenti la delega per gli affari correnti.

Assieme ai Ministri rientrati dall'incontro con il Cardinale Arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster, erano presenti il Ministro Alessandro Pavolini, Segretario del PFR, e il Generale Renzo Montagna, già Comandante di Grandi Unità della MVSN in Africa e in Balcania.

1_2590Un gruppo di ausiliarie fasciste aderenti alla Repubblica sociale italiana rasate a zero subito dopo la Liberazione e portate in giro dai partigiani vittoriosi per le strade di Milano (Foto Lapresse)

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Mussolini provò la fuga in Svizzera, fu catturato a Como e il 28 aprile 1945 fu fucilato insieme ad altri soci del partito fascista. I cadaveri furono esposti in Piazzale Loreto (lo stesso luogo dove il 10 agosto 1944 furono trucidati 15 partigiani), che per Montanelli fu un orrore, una vergogna l’esposizione dei cadaveri maltrattati, una giustizia di popolo all’italiana, ma inevitabile.


Con la caduta del fascismo e la fine della Repubblica Sociale Italiana, si chiuse dunque uno dei periodi più importanti ma allo stesso tempo uno dei più cupi della storia d’Italia.
 
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Un ottimo ed interessante lavoro, complimenti al Boss che ci ha appassionati con questa breve storia del 'ventennio' che nessuno di noi ha vissuto.

Una sola nota personale : giustiziare sommariamente Mussolini e la Petacci è stato un vero e proprio duplice omicidio, lo stesso dicasi per tutti coloro che furono uccisi ed appesi a piazzale Loreto. I veri vincitori della II WW fecero giustizia dei nazisti assassini, ma dopo un processo che per quanto farsa, decretò la morte per impiccagione dei vertici, fingendo di aver applicato le leggi di guerra.

Infine trovo un comportamento belluino e selvaggio quello scatenato sui cadaveri di quell'eccidio. Cosi facendo, dalla ragione, passarono al torto, ma, in quel tempo, le cose andavano cosi e c'era la guerra civile fra la fazione 'rossa' e quella'bianca' che si era trovata d'ccordo solo nella succitata uccisione.
 
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