Le stronzate di Pulcinella

Passeggiata canora per le strade di Napoli:ogni via 'na canzone

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view post Posted on 8/9/2020, 11:17
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Pulcinella291 Forum

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Oggi andiamo alla scoperta delle strade o zone che si articolano
all' interno di Napoli facendo un po' da cicerone attraverso le canzoni, raccontandone anche un po' di storia, proprio perchè a queste strade sono state dedicati pensieri e parole, tante parole, molte diventate poi musica.
Siete pronti? Cominciamo.

Marechiaro


Bellissimo borgo di Posillippo, è conosciuto in tutto il mondo, grazie alla celebre “fenestrella” di Salvatore Di Giacomo. La sua vista mozzafiato sul golfo di Napoli ha fatto innamorare e sognare.
Il nome Marechiaro, non deriva dalla limpidezza dell’acqua come in molti sono portati a credere bensi dalla loro quiete. In alcuni documenti risalenti al periodo svevo si parla di mare planum tradotto in lingua napoletana mare chianu da cui l’odierno Marechiaro.
Il nome del borgo è associato da sempre alla celebre Finestra ” A’ fenestrella e Marechiare“. La leggenda narra che il poeta e scrittore napoletano Salvatore Di Giacomo, vedendo una piccola finestra sul cui davanzale c’era un garofano, ebbe l’ispirazione per quella che è una delle più celebri canzoni napoletane: Marechiare.
Durante una gita fatta con alcuni amici all’Aquarium di Napoli, il poeta decise di fare un giro nel golfo a bordo di un vaporetto della Stazione Zoologica. Da lì a Marechiaro il passo fu breve e si ritrovarono tutti in un’osteria situata non lontana dalla celebre “fenestrella”.
Il padrone dell’esercizio confessò alla comitiva che il celebre di Giacomo era stato lì a pranzo e che dopo aver osservato il panorama, compose la canzone. In verità, nello stesso articolo, l’artista affermò che quella era la sua prima volta a Marechiaro. In realtà, come sostengono in molti, il compositore scrisse quegli splendidi versi mentre beveva un caffè seduto a un tavolino del prestigioso Gambrinus. Eppure senza saperlo, di Giacomo aveva descritto una realtà che era esistita davvero. Reale era la finestra con il garofano sul davanzale e reale era anche una giovane che si chiamava Carolina, moglie di uno dei proprietari di quell’osteria dove l’artista si era seduto la prima volta. Dell’ispirazione di Francesco Paolo Tosti, si sa invece, che trasse quella melodia così semplice eppure così ammaliante, ispirandosi alle note intonate da un posteggiatore.

Ascoltiamola da Pavarotti:

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Un'altra canzone, certamente meno famosa della precedente è MARECHIARO MARECHIARO del 1962 di De Lucia, R. Murolo, Forlani , ascoltiamola cantata dalla splendida voce di Sergio Bruni:

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Indimenticabile per gli appassionati della canzone partenopea è anche Suonno a Marechiare Musica: Antonio Vian, Versi: Renato Fiore del 1958.

ascoltiamola da Aurelio Fierro

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Mergellina


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Mergellina (Margellìna in napoletano) è una zona della città di Napoli, nel quartiere Chiaia, che si estende tra il largo Sermoneta e la Torretta, lambendo Piedigrotta e la riviera di Chiaia.
Secondo alcuni il nome deriva dal termine "mergoglino" (dal l. mergus, 'uccello marino tuffatore'); secondo altri invece dalla bellezza delle sue acque e cioè dal latino "mare ialinum", che significa mare chiaro, trasparente. In realtà il nome comune margella ("corallo") è già presente nel tardo-latino e traduce il greco bizantino μαργίλλα ; quindi margellina equivarrebbe a corallina, ossia "marina corallina". Non è da escludere infatti che la costa di Posillipo fosse anticamente pescosa di corallo come quella di Torre del Greco.
Celebrata nei secoli per la sua bellezza da pittori e poeti, la zona è stata completamente modificata dalle colmate che hanno avanzato la linea costiera nella seconda metà del XIX secolo, trasformando l'antica via Mergellina, che correva lungo la riva del mare a partire dalla riviera di Chiaia, in una strada interna su cui affacciarono i nuovi palazzi di stile eclettico del viale Elena (oggi viale Gramsci).
L'ultimo intervento sul lungomare di Mergellina fu negli anni trenta del XX secolo, quando fu realizzata la colmata che permise il prolungamento di via Francesco Caracciolo (che divenne il nuovo lungomare di Mergellina) fino al largo Sermoneta e dunque a via Posillipo. Sulla colmata nel 1939 fu posta la fontana del Sebeto:
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Dal porticciolo di Mergellina (un tempo di pescatori, oggi turistico, con il molo Luise che funge da luogo di passeggio sul mare) partono quotidianamente gli aliscafi per le isole del golfo.

Per un posto cosi' bello, naturalmente non potevano non essere dedicate decine di canzoni, noi abbiamo scelto queste:
]'O MARE 'E MARGELLINA del 1914 di Califano, Falvo. Una canzone al nostro mare di bellezza ed incanto, dalla lunga scogliera dove gli innamorati si trastullano al dolce suono dell'acqua che fa da cornice all'amore.
ascoltiamola da Sergio Bruni

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Posillipo

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Posillipo (Pusilleco in napoletano) è un quartiere residenziale collinare della città .
Il suo nome deriva dal greco Παυσιλυπον (Pausilypon) che letteralmente significa «tregua dal pericolo» o «che fa cessare il dolore», denominazione legata al panorama sul litorale cittadino e sul golfo, veduta di cui si godeva anche duemila anni fa.
Posillipo figura già nelle fonti degli antichi Greci, i primi ad abitare il promontorio allora interamente ricoperto da rocce e alberi. Sono presenti rovine Romane vicino alle rive nonché in prossimità del punto più alto della collina; è possibile vedere i resti delle aperture che ventilavano il tunnel che conduceva alla residenza di Publio Vedio Pollione. Sono presenti anche i resti di un anfiteatro. Con il termine dell'età antica la popolazione di Napoli si chiuse nella cinta fortificata e l'intera zona cadde in declino, del tutto preda delle invasioni barbariche e dell'incuria.

In età moderna, l'area rimase sostanzialmente sottosviluppata fino alla costruzione della via Posillipo tra il 1812 e il 1824. La strada comincia al porto di Mergellina e si estende lungo la costa, quasi parallelamente alla riva.

Buona parte della zona ha subito pesanti ricostruzioni in seguito alla seconda guerra mondiale, ma ha conservato diversi edifici storici, tra cui Villa Rosebery, residenza del Presidente della repubblica:

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Anche per questa amena località sono state scritte numerose canzoni ascoltiamone alcune:

Pusilleco addiruso del 1904 di Ernesto Murolo con musica di Salvatore Gambardella cantata da Giacomo Rondinella

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"Piscatore 'e Pusilleco" è una canzone classica napoletana scritta nel 1925 dal poeta Ernesto Murolo, e musicata da Ernesto Tagliaferri.Il brano, nato dalla collaborazione (durata 16 anni) tra Tagliaferri e Murolo, è diventato un “classico” della canzone napoletana, fu interpretato dal tenore Tito Schipa che la incise nel 1926, rendendolo molto popolare. Nel 1943 il brano, nell'interpretazione di Beniamino Gigli, fece parte della colonna sonora del film Silenzio, si gira! di Carlo Campogalliani. Nel 1954 da questo testo fu tratto il film omonimo, diretto da Giorgio Capitani e interpretato da Giacomo Rondinella.
Noi ora ce l'ascoltiamo da una bella interpretazione di Peppino di Capri in chiave piu' moderna.
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Pusilleco è invece una canzone del 1951 scritta
da Enzo Bonagura musicata da Lino Benedetto che nello stesso anno incise, quasi ai suoi primordi Sergio Bruni:

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L'addio (che me purtato a ffa 'ncoppa Pusilleco) rivela sin dal titolo la sua natura drammatica di canzone per un amore irrimediabilmente destinato a finire sulla collina di Posillipo. È senza dubbio una delle migliori prove della coppia formata da Libero Bovio e Nicola Valente che la composero nel 1923.
ascoltiamola dalla stupenda voce di Giulietta Sacco

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Via Toledo
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è una delle arterie principali di Napoli ed è lunga circa 1,2 km, inizia da Piazza Dante e termina in Piazza Trieste e Trento, nella sequenza della strada si diramano altre arterie di notevole importanza, piazze, chiese e palazzi nobiliari. La via è una delle tappe dello shopping napoletano e della vita culturale fin dal XVI secolo.
Fu voluta dal viceré Pedro Álvarez de Toledo nel 1536 su progetto degli architetti regi Ferdinando Manlio e Giovanni Benincasa. La strada correva lungo la vecchia cinta muraria occidentale di epoca aragonese che per gli ampliamenti difensivi proprio di don Pedro fu resa obsoleta e quindi eliminata.
Tra gli anni trenta e la metà del XX secolo, una zona a oriente della via è stata modificata dagli sventramenti per il "risanamento" del Rione Carità (l'attuale zona dei Guantai Nuovi-via Cervantes) e la successiva costruzione (al posto degli antichi palazzi) di edifici di volumetria eccezionale rispetto alla struttura viaria, ben rappresentativi della speculazione edilizia avvenuta nel periodo dell'amministrazione laurina.
Dal 18 ottobre del 1870 al 1980 la strada si è chiamata Via Roma in onore della neocapitale del Regno d’Italia (oggi via Roma a Napoli è una strada del quartiere Scampia).
Nel 2012 viene inaugurata lungo la via la stazione Toledo della Metropolitana di Napoli ed è, a partire da via Armando Diaz fino a piazza Trieste e Trento, interamente adibita a transito pedonale.

Nel corso dei secoli la sua fama è stata accresciuta tramite i viaggi del Grand Tour e di alcune citazioni nelle canzoni napoletane.
Nella celebre canzone napoletana Reginella (1917), il cui testo fu scritto da Libero Bovio, l’accorata contemplazione di un connubio d’amore ormai finito rinasce o è alimentata nell’io narrante dalla visione della figura femminile due giorni prima in via Toledo. Ascoltiamola da Massimo Ranieri :

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In un’altra notissima canzone partenopea, Tu vuò fà l'americano (1956) di Renato Carosone, con testo di Nisa, il personaggio satireggiato cammina pavoneggiandosi chiassosamente per via Toledo:

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Anche Giuvanne cu' 'a chitarra scritta da Stefano Canzio e da Nino Oliviero portata al successo da Renato Carosone parla di via Toledo . Qui l'ascoltiamo nella versione di Nino Taranto:

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I quartieri spagnoli1_2833
La canzone Giuvanne cu' 'a chitarra nel suo incipit 'A sera,'ncoppe viche,Cu 'a chitarra, scenne pe' Tulèto accenna a dei vicoli che si affacciano su via Toledo . Ebbene questi vicoli sono quelli dei quartieri spagnoli, caratterizzati dal punto di vista urbanistico da una struttura reticolare, che scende dalle alture dominate da Castel Sant'Elmo con la tipica vocazione di alloggi destinati ad ospitare la sua guardia - sorgono intorno al XVI secolo per volontà di Pedro de Toledo, al fine di accogliere le guarnigioni militari spagnole destinate alla repressione di eventuali rivolte della popolazione napoletana, oppure come dimora temporanea per i soldati che passavano da Napoli in direzione di altri luoghi di conflitto.
Nonostante la nomea che il quartiere si porta dietro, esso costituisce comunque un nucleo di rilevanza storico-artistica di prim'ordine della città di Napoli, che offre anche diversi spunti della cultura popolare e dello stile di vita napoletano, come, per esempio, la presenza di piccole botteghe artigianali, oppure dei "bassi napoletani", o, ancora, di piccoli e bui vicoli caratterizzati da alte scalinate e dai panni stesi ad asciugare tra i palazzi.
i Quartieri Spagnoli sono non di rado punto ricercato dalle foto di curiosi e turisti provenienti da ogni parte del mondo. Inoltre, la zona ha cominciato ad accogliere negli ultimi anni un significativo numero di studenti universitari, italiani e stranieri, che ivi prendono in affitto appartamenti o singole stanze, grazie anche alla vicinanza con alcune sedi delle Università Napoletane.

A parere di chi vi scrive c'è una canzone scritta da
Eduardo De Crescenzo che rende bene l'idea di cosa sono e cose rappresentano i vicoli dei quartieri. La canzone si chiama aiere

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Continua







 
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I CAMALDOLI


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La Collina dei Camaldoli, con i suoi 457 metri sul livello del mare è il rilievo più alto della città di Napoli, comprende i comuni di Napoli, Marano di Napoli e Quarto. La sua origine viene fatta risalire a circa 35.000 anni fa, in seguito a violente eruzioni che colpirono tutta l'area vulcanica dei Campi Flegrei.
I due versanti sono caratterizzati da differenze sostanziali: il versante sud è caratterizzato da rupi scoscese composte da rocce di tufo; il versante nord è in lieve declivio ed è ricoperto da un folto bosco ceduo.
Dalla sommità sul lato che dà sul quartiere di Soccavo si gode una splendida ed ampia vista su gran parte della Campania, che abbraccia i golfi di Napoli, Pozzuoli e Gaeta, il Vesuvio, la penisola sorrentina, la lunga dorsale di Capo Posillipo che si prolunga in mare con l'isola di Nisida, fino al Circeo, il massiccio di Roccamonfina, l'arcipelago delle isole ponziane, l'altopiano del Matese e alle spalle della collina dei Camaldoli, troviamo la cittadina di Marano di Napoli. Sul punto più alto della collina è stato fondato nel 1585 l'edificio dell'Eremo dei Camaldoli che attualmente ospita le suore brigidine.
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Il Belvedere grande, situato a pochi metri dall'Eremo, è un punto panoramico su Napoli, il Vesuvio e l'Eremo stesso. È anche un punto di avvistamento di rapaci. È inoltre possibile osservare un insieme di rilievi riferibili a edifici vulcanici dell'area flegrea (il Cratere degli Astroni) o relitti degli stessi (monte Sant'Angelo e monte Spina che delimitano la conca di Agnano, sede di uno specchio lacustre bonificato nel 1870), e, in secondo piano, la collina di Posillipo che borda la caldera di tufo di Fuorigrotta e Bagnoli.

Il Parco è famoso anche per la presenza di alberi di castagno, infatti è una meta richiesta nei mesi in cui le castagne sono mature, per effettuare la raccolta delle stesse.

La canzone piu' famosa dedicata a questa suggestiva e gradevole località è senza ombra di dubbio la famosissima Tarantelluccia che
nasce nel 1907, musicata dal maestro Rodolfo Falvo con testo del grande Ernesto Murolo.
Tarantelluccia è un vero e proprio inno ai buoni sentimenti e alla sacralità del focolare domestico.
Difficile trovare un artista napoletano che non si sia cimentato in questa canzone. A cominciare, ovviamente, dal figlio dell’autore: Roberto Murolo di cui ascolteremo la interpretazione.:

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E ora ascoltiamoci da Sergio Bruni 'Ncoppa 'E Camaldule del 1953,meraviglioso brano di N. De Luzio-G.Cioffi

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Borgo Santa Lucia




Il Borgo Antico di Santa Lucia prende il nome dal santuario di Santa Lucia a Mare e si estende in un territorio che comprende Piazza Vittoria, via Chiatamone, via Partenope, l’isolotto di Megaride, con il Castel dell’Ovo ed il caratteristico Borgo Marinari, il Molosiglio, via Cesario Console ed il cosiddetto Pallonetto di Santa Lucia alle pendici del Monte Echia.
In questo quartiere potrete, inoltre, ammirare la Fontana del Gigante, i resti della villa di Licinio Lucullo sul Monte Echia, i caratteristici vicoletti del Pallonetto, il monumento ad Umberto I di Achille Orsi ed il pittoresco porticciolo di pescatori.
La poesia del luogo ha anche ispirato due fra le più celebri melodie della canzone napoletana: la famosissima Santa Lucia (oggi, tra l'altro, considerata l'inno ufficioso di Svezia) e Santa Lucia luntana, simbolo, quest'ultima, degli emigranti napoletani che partivano alla volta delle Americhe, che le davano l'ultimo sguardo mentre affollavano i ponti delle navi appena salpate dal vicino porto. Più di recente, il brano intitolato 'A Lucìana, scritto nel 1953 per Renato Carosone (e da questi portato al successo internazionale), ha immortalato nel testo un profilo tipico delle donne lucìane, che la adottarono quasi come loro inno.
Ascoltiamo le tre canzoni:
Santa Lucia è una canzone napoletana, scritta da Teodoro Cottrau e pubblicata come barcarola a Napoli nel 1849:

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Santa Lucia luntana è una canzone napoletana scritta da E. A. Mario nel 1919. è dedicata ai tantissimi emigranti partenopei che partivano dal porto di Napoli alla volta di terre lontane (quasi sempre alla volta delle Americhe); le parole del brano sono appunto ispirate ai sentimenti che questi provavano allontanandosi dalla terraferma, fissando il pittoresco panorama del borgo di Santa Lucia, ultimo scorcio della loro terra che riuscivano a vedere, sempre più piccolo, all'orizzonte.
La canzone divenne subito un successo non solo popolare e fu molto importante a livello sociale perché portava alla luce la realtà dell'emigrazione, fenomeno fino ad allora misconosciuto dalla cultura ufficiale.

Ascoltiamola da Luciano Pavarotti

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A' LUCIANA((L. CIOFFI - G. CIOFFI) è stato un cavallo di battaglia di Sergio Bruni, ascoltiamolo:

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IL VOMERO
1_2838'O Vommero in napoletano, è uno dei quartieri collinari di Napoli.
Con i suoi 50 mila abitanti è una città nella città.
In epoca greca, la collina vomerese era chiamata Bomòs (βωμός, cioè "collina"), nel Seicento si diffuse il nome Vomer, che i dotti vorrebbero derivare appunto da Bomòs, corrotto in vomòs.
Il toponimo attuale, Vomero, attestato alla fine del Cinquecento (quando si riferiva però non all'intera collina, ma ad un antico casale), trae presumibilmente vera origine dalla sua antica vocazione agricola e al gioco del vomere, un passatempo contadino che sanciva come vincitore chi, con il vomere dell'aratro, avesse tracciato un solco quanto più possibile dritto. Comunque proprio l'attività legata ai campi e la gran messe di verdure coltivate gli valsero per secoli il soprannome di Collina dei broccoli.
Nel 1817, il Vomero fu promosso al rango di residenza non solo nobiliare, ma anche regale, con l'acquisizione di una villa da parte di Ferdinando I di Borbone: la futura Floridiana.
Qualcuno afferma che ancora oggi la vita della collina vomerese e quella della città di Napoli si evolvono separatamente.
Non è raro, infatti, sentire da parte dei vomeresi ""Vado a Napoli", "Scendo a Napoli".
Ascoltiamoci ora O Vommero da Dino di Giacca R.Galdieri - Segrè del 1905:

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Del 1922 è VOMMERO E MARGELLINA di Fiore, Lama , ascoltiamola da Peppino Brio

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Fine




 
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