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| Di se stesso Raffele Viviani diceva:"Io non sono un letterato, sono un sensibile, un istintivo, attingo alla materia grezza della vita, poi la plasmo, la limo e ne faccio opere teatrali, soffermandomi su quanto mi è rimasto impresso, vivendo la mia infanzia a contatto della folla, della folla varia, spicciola, proteiforme, multanime, pittoresca della mia terra di sole."
Quasi medesimo giudizio espresse il poeta Ferdinando Russo: "Viviani è tutta una folla, una realistica folla plebea, di tipi riprodotti mirabilmente, incomparabilmente, perché studiati nella vita e fra la folla di quel popolo di piccoli eroi e di piccoli delinquenti, nel quale è lo scugnizzo, sia saponariello, sia lieto e spensierato rappresentante della spensierata gaiezza di Piedigrotta. È un artista di una efficacia terribile, di un evidenza patetica; e non potrà avere seguaci ed imitatori.
Salvatore Di Giacomo ebbe a dire di lui:"ammiro moltissimo il Viviani quando con un intuizione rara davvero, con una realtà che colpisce, questo inimitabile artista riproduce le creature che appartengono ai così detti strati inferiori della società, le creature misere, lacere, a volte crudeli, a volte pur sentimentali, ignare sempre che son figlie del vizio, dell'abbandono e delle oscure passione, lo ammiro qui e mi commuove anche." .
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