Le stronzate di Pulcinella

quando Hitler e Stalin erano alleati nei crimini

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view post Posted on 4/5/2022, 09:31
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Pulcinella291 Forum

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Ora che i Russi parlano di denazificazione dell'Ucraina e il 9 maggio si apprestano a festeggiare la giornata della Vittoria sul Nazismo, in questo post, ci sembra doveroso rimarcare che prima del 22 giugno del 1941, data dell' attacco della Wehrmacht alle postazioni sovietiche lungo il confine occidentale, i due dittatori Stalin e Hitler, criminali in egual misura, strinsero un patto che sarebbe diventato un abbraccio fatale per il comunismo, per il nazismo ma anche per il resto del mondo. Era un patto di non-aggressione, firmato al Cremlino dai due ministri degli esteri, Molotov e Ribbentrop, ma era in realtà un patto di aggressione al resto del mondo.
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Si tratto', in effetti, di un reciproco via libera all’insegna dell’anticapitalismo, dell’antisemitismo e dell’antioccidentalismo. Stalin brindò col ministro tedesco alla salute del Fuhrer e all’amicizia tra i due regimi.
Un mese dopo seguì un ulteriore patto di amicizia. Rimase in piedi per un paio d’anni, quel patto, permise di spartirsi la Polonia, consentì alla Germania di invadere i paesi vicini e dichiarare guerra alle plutocrazie occidentali, ricevendo dall’Urss scorte di petrolio, informazioni segrete e materiali necessari al conflitto.
Conseguentemente a questa alleanza , ci fu la cannibalizzazione della Polonia da entrambi i regimi, i ricollocamenti di decine di migliaia di persone (cosiddetti tedeschi etnici, ucraini, polacchi, baltici e – naturalmente – Ebrei) da una parte e dall’altra della nuova frontiera.
Non manco' anche la collaborazione tra la milizia tedesca – e in particolare la SiPo (Sicherheits Polizei) di Himmler – e l’NKVD (Narodnyj Kommissariat Vnutrennich Del) di Berija.
In questo modo l'URSS si assicurò l'annessione della Polonia orientale, i Paesi baltici e la Bessarabia per ristabilire i vecchi confini dell'Impero zarista, mentre la Germania si vide riconosciute le pretese sulla parte occidentale della Polonia.
Il 28 settembre 1939 i tre deboli Paesi baltici non ebbero altra scelta che firmare un cosiddetto patto di assistenza e mutua difesa, che permetteva all'Unione Sovietica di far stazionare delle truppe in Estonia, Lettonia e Lituania; lo stesso giorno un protocollo supplementare tedesco-sovietico trasferiva gran parte della Lituania dalla prevista sfera d'influenza tedesca a quella sovietica. La Finlandia resistette a simili pretese (non volle accettare nemmeno uno scambio di territori con l'URSS a lei favorevole in termini di estensione) e venne per questo attaccata dall'URSS il 30 novembre.
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La Romania dovette cedere i territori richiesti ma da parte sovietica vi fu il mancato rispetto dei patti: i militari rumeni in ripiegamento verso il nuovo confine nei tempi e nei modi concordati furono attaccati proditoriamente, anche con lancio di paracadutisti, dall'Armata Rossa. I soldati sovietici aprirono il fuoco non solo contro i militari rumeni, ma anche contro masse di civili in fuga verso la Romania (si ricordi in merito il massacro di Fântâna Albă).
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La cessione territoriale imposta comprendeva la Bessarabia, che l'URSS si annesse con il consenso della Germania nazista sulla base dei protocolli segreti firmati nel patto Molotov-Ribbentrop) del 23 agosto 1939, ma anche la Bucovina settentrionale, che in tali protocolli non era menzionata.

Durante l'avanzata in territorio romeno, l'Armata Rossa e l'NKVD non rispettarono i tempi concordati tra i governi di Mosca e di Bucarest e, spalleggiate da partigiani infiltrati in precedenza, aprirono il fuoco contro le truppe romene in marcia verso il nuovo confine causando numerose vittime. Interi reparti romeni vennero accerchiati dalle forze sovietiche, catturati e internati.
Molte famiglie vennero colte di sorpresa dal rapido succedersi degli eventi e si trovarono divise dai nuovi confini. In questa situazione molti cercarono di riunirsi con le famiglie in Romania, attraversando la frontiera legalmente o illegalmente. A questa situazione le autorità sovietiche risposero in due modi: da un lato fu rafforzato il pattugliamento delle frontiere; dall'altro furono compilati elenchi di famiglie che avevano parenti in Romania. I membri di queste famiglie furono dichiarati traditori della patria e deportati ai lavori forzati o barbaramente trucidati.
Nella radura di Varnița, a circa 3 km dalla frontiera romena, le guardie di confine sovietiche che erano in agguato nella foresta aprirono il fuoco su di loro con le mitragliatrici. I sopravvissuti furono inseguiti dalle guardie a cavallo e massacrati a colpi di sciabola. I feriti furono legati alle code dei cavalli e fatti trascinare.
corpi delle vittime,alcune delle quali ancora vive, vennero sepolti in cinque grandi fosse comuni preparate precedentemente con un lavoro ininterrotto di due giorni e due notti. Alcuni dei fuggitivi poi, furono arrestati dalla NKVD di Hlyboka (Rajon) e dopo essere stati torturati, furono portati al cimitero ebraico in quella città e gettati vivi in una fossa comune, in cui venne versata calce viva.
Il massacro innescò una serie di operazioni di repressione contro l'etnia romena. Nella notte tra il 12 e il 13 giugno 1941, oltre 13.000 romeni vennero prelevati dalle loro case e deportati in Siberia e Kazakistan. Pochi sopravvissero.
Il massacro è stato considerato un tabù fino agli anni Novanta, ogni riferimento o ricordo era vietato dalle autorità sovietiche prima e da quelle ucraine poi. Solo dal 2000 le autorità ucraine, anche a seguito di richieste dall'Europa, hanno permesso una cerimonia di commemorazione delle vittime e l'erezione di un sacrario.

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Per ritornare alla Polonia, lo stato in fondo maggiormente citato negli accordi segreti, la politica di occupazione tedesca era sin dall'inizio orientata verso la creazione di uno spazio vitale Lebensraum per i tedeschi e lo sterminio degli ebrei. Dato che la teoria nazista delle razze era difficile da estendere ai popoli slavi, era intenzione di Hitler quella di mostrare la differenza tra tedeschi e polacchi con particolare chiarezza, adottando speciali misure. Ad esempio, una parte dei bambini polacchi era destinata alla deportazione nella parte originaria dell'impero tedesco per svolgere le mansioni più umili. La Polonia doveva invece essere germanizzata grazie a due provvedimenti: da una parte era previsto l'insediamento di tedeschi fino ad allora residenti nei territori balcanici occupati dai russi e nei Paesi baltici; dall'altra, la cultura polacca doveva essere sostituita da quella germanica. Infatti, l'accordo prevedeva anche uno scambio di popolazioni tra russi e tedeschi nell'arco di due mesi e mezzo: come contropartita all'espulsione dai territori sovietici di ex cittadini tedeschi - in buona parte comunisti esiliati dopo l'avvento di Hitler al potere - vennero rimpatriati dal Reich i russi bianchi ed altri anticomunisti di etnia russa.

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Non diversamente i sovietici miravano a cancellare il "mito" della nazione polacca e decidevano lo sterminio degli ufficiali polacchi (vedi anche massacro di Katyn' nella foto) che si erano loro consegnati per sfuggire alla cattura da parte dei nazisti: questa decisione era maturata nella consapevolezza che i laureati polacchi al momento dell'arruolamento assumevano automaticamente il grado di ufficiale. Sovietici e nazisti tennero anche marce militari insieme a Brest-Litovsk e a Leopoli. Entrambe le parti si macchiarono di numerosi crimini ed atrocità nei territori che si spartirono grazie al patto Molotov-von Ribbentrop: dalla parte dei nazisti vi fu la politica di "germanizzazione" che comportò anche il sequestro di un numero tra 50.000 e 200.000 bambini polacchi per essere "germanizzati", l'Intelligenzaktion, ossia il genocidio delle élite polacche, l'Operazione Tannenberg e i fatti relativi all'Olocausto in Polonia, da parte dei sovietici le deportazioni dai Paesi baltici (vedi deportazioni sovietiche dalla Lituania, dall'Estonia e dalla Lettonia), dalla Bessarabia, il massacro di Katyn' e la deportazione di un numero tra 350.000 e 1.500.000 polacchi, di cui un numero tra 250.000 e 1.000.000 morì.
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Fonti: Anthony Read e David Fischer, L'abbraccio mortale. 1939-1941: la breve alleanza tra la Germania di Hitler e la Russia di Stalin,

Giuseppe Boffa, Storia dell'Unione Sovietica, Roma, Editrice l'Unità, 1990.

Timothy Snyder, Terre di sangue. L'Europa nella morsa di Hitler e Stalin,
 
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