Le stronzate di Pulcinella

una pagina vergognosa della nostra storia:le leggi razziali

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view post Posted on 4/9/2023, 11:16
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Pulcinella291 Forum

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Cominciamo col dire che i provvedimenti antisemiti non arrivano come un fulmine a ciel sereno. Da tempo il regime fascista si serve infatti del razzismo sia per sostenere l’espansione coloniale, sia per scaricare le responsabilità dei fallimenti su alcuni capri espiatori.
Già nel luglio del 1938 viene pubblicato il manifesto degli scienziati razzisti, in settembre viene varata dal Consiglio dei ministri una serie di provvedimenti antisemiti, nel novembre un nuovo decreto antisemita, varato dal governo in applicazione delle direttive date dal Gran Consiglio del fascismo nella riunione del 6 ottobre, inasprisce divieti e limitazioni. Si tratta di undici provvedimenti tra atti e decreti regi che dall’agosto del ‘38 segnano l’avvio della discriminazione degli ebrei nella società italiana: dall’espulsione dei bambini dalle scuole ai licenziamenti nella pubblica amministrazione, alla pesante limitazione dei loro diritti.

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Regio decreto-Legge 17 novembre 1938-XVII, N.1728 regolò il tema dei matrimoni, vietando l’unione tra cittadini italiani di razza diversa e indicò gli ambiti da cui gli ebrei erano esclusi. Inoltre – prerequisito indispensabile per ogni processo di discriminazione – fissò i primi criteri di definizione, che permettessero di identificare con precisione i soggetti oggetto dei provvedimenti.

Occorre tener presente che gli ebrei in Italia avevano ricevuto la piena emancipazione giuridica durante la seconda metà dell'Ottocento, in stretta connessione col processo risorgimentale e di unità nazionale. Lo Statuto Albertino del 4 marzo 1848 nonostante non sancì la piena emancipazione, mise le basi affinché ve ne fossero i presupposti. Lo Statuto riconosceva l'uguaglianza dei cittadini senza distinzione di confessione, e a ciò il 29 marzo venne emesso un editto che riconosceva esplicitamente agli ebrei i diritti civili, completato nei mesi successivi dalla legge del 19 giugno che ne proclamava la piena integrazione anche nei diritti politici. Questo complesso iter legislativo peraltro venne esteso via via in tutti i territori che si annetteva il Regno di Sardegna attraverso le guerre di indipendenza, consentendo di estendere anche alle altre regioni i principi dell'emancipazione[2]. Gli ultimi a ottenerla furono nel 1870 gli ebrei della comunità ebraica di Roma, la più numerosa e povera della penisola, nonché l'unica con una storia bimillenaria ininterrotta. Il 20 settembre di quell'anno infatti, il giorno della presa di Roma, il ghetto di Roma fu aperto e anche agli ebrei di Roma furono equiparati a cittadini italiani.

Ma torniamo ai provvedimenti per la difesa della razza italiana.
testo precisava che deve essere definito ebreo chi nasce da genitori che lo sono entrambi o da un ebreo e da una straniera o da un solo genitore ebreo osservante; non è ebreo chi, nato da un matrimonio misto, professi altra religione. La questione della definizione dell'ebraismo per sangue o per fede risale addirittura alla Sentencia-Estatuto di Toledo del 1449, che dichiarò il primo criterio prevalente sul secondo, condannando all'espulsione i marrani per tutelare la limpieza de sangre. Al primo apparire dei provvedimenti razziali, gli ebrei battezzati o con benemerenze militari o fasciste furono "discriminati" (nel senso di "esonerati dalle proibizioni"); non può, a questo proposito, sfuggire la nota di spiccata "italianità" della legge integrativa N. 1024 del 13 luglio 1939 - XVII, che assegnava al Ministro dell'Interno la facoltà di dichiarare chicchessia non appartenente alla razza ebraica, «anche in difformità con le risultanze degli atti dello stato civile», con decreto immotivato e insindacabile.
Più tardi e, in special modo, con la Repubblica di Salò, i "discriminati" furono perseguitati come gli altri ebrei. In seguito ai provvedimenti per la difesa della razza italiana, gli ebrei non poterono più essere iscritti al partito fascista, con tutte le conseguenti limitazioni, prestare servizio militare, possedere imprese o terreni, telefoni e radio ed era loro proibito di avere collaboratori domestici ariani e di frequentare scuole pubbliche. Furono previste, a spese dello stato, l'istituzione di sezioni speciali di scuola elementare, anche con insegnanti ebrei, nelle località in cui i bambini ebrei fossero più di dieci e l'apertura di scuole da parte delle comunità israelitiche, a loro cura e spesa, con programmi e libri di testo uguali a quelli delle scuole statali. Furono vietati i matrimoni misti in generale. Era già stato proibito il cosiddetto “madamato” o elevazione dell'indigena, cioè la consuetudine per un colono bianco di mantenere una serva locale con funzioni di concubina (la mai abbastanza esecrata condotta del "padre del giornalismo italiano" Indro Montanelli era, dunque, illegale, oltre che immorale). Con le nuove leggi, i cittadini di razza ariana non potevano più contrarre matrimonio con persone di altra razza, pena la sua nullità. La legge integrativa n. 1054 del 29/06/39 vietava agli ebrei i lavori di notaio e di giornalista e consentiva l’esercizio di tutte le altre professioni liberali, previa iscrizione in apposite appendici degli albi, a favore dei soli correligionari.

Il 9 febbraio 1940, Mussolini ratificò all'Unione delle comunità israelitiche italiane l'ingiunzione di espulsione: per la maggior parte degli ebrei che restarono in Italia per la difficoltà di emigrare, era in serbo la persecuzione. Fino al 1943, le conseguenze per gli ebrei della legislazione razzista furono più blande in Italia che in Germania: in parte per un fattore storico-ambientale (l'alto grado d'integrazione e di assimilazione degli ebrei italiani) e, in parte, per l'esigua consistenza numerica delle comunità ebraiche, le città italiane non hanno visto roghi di sinagoghe o stelle gialle affisse sui cappotti.


Tutto questo, pero', non impedi' ai tedeschi , spesso aiutati da fascisti di deportare 8.564 Ebrei dall'Italia e dalle zone occupate dagli Italiani in Francia e nelle isole di Rodi e di Kos. Tra di essi vi erano anche 776 bambini di età inferiore ai 14 anni. I sopravvissuti furono 1.009, meno del 15%, tra cui solo 25 bambini.
 
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