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| Angiolino Gasparini (Bedizzole, 22 marzo 1951), difensore. 
La mattina del 29 luglio 1981 alcuni agenti di polizia si presentano nel ritiro dell’Ascoli, a Colle San Marco, con un mandato di arresto per il difensore Angiolo Gasparini, accusato di acquisizione e detenzione di sostanze stupefacenti, nello specifico cocaina.
Droga, che il calciatore ammette di aver acquistato per uso personale, un concetto che ripete più volte già al momento del fermo.
Per la prima volta la cocaina entra ufficialmente nelle vicende pallonare, dopo tanto parlare di polvere bianca compagnia pericolosa della ricca vita di molti calciatori nostrani.
Arrestato, Angiolino viene rinchiuso nel carcere di Marino del Tronto, un penitenziario di massima sicurezza che in quel periodo ospita personaggi come il camorrista Raffaele Cutolo ed il bandito Renato Vallanzasca.
Interrogato in carcere, conferma agli inquirenti che l’acquisto della cocaina è per uso personale.
Purtroppo un vizio, un pericoloso diversivo usato per far dimenticare il dolore provocato da una lussazione alla spalla sopraggiunta al termine della stagione precedente.
Al suo fermo si era giunti in seguito al ritrovamento del suo nome nell’agenda di uno spacciatore venezuelano.
Rimane dietro le sbarre per una settimana e poi, la sera del 4 agosto, gli viene concessa la libertà provvisoria per tornare ad allenarsi.
Il primo allenamento è il giorno successivo, tra gli abbracci dei compagni ed i cori affettuosi dei numerosi tifosi accorsi ad incoraggiarlo.
Come tanti giocatori, anche Gasparini aveva iniziato a tirare calci al pallone nelle piccole realtà locali, prima di essere notato da club importanti.
Nel suo caso il Brescia, con cui debutta tra i professionisti, nella massima serie, all’età di diciannove anni.
Giocherà poi nel Verona, nell'Inter, nel Brescia e nel Monza.
Oggi collabora con la comunità di recupero per tossicodipendenti "Lautari |
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