Le stronzate di Pulcinella

Giovanni Brusca, lo scannacristiani:tutta la storia

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view post Posted on 21/12/2023, 18:16
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Oggi parleremo di uno dei piu' spietati Killer di cosa nostra per questo chiamato in siciliano u verru (il porco), oppure lo scannacristiani per la sua ferocia.
Quest'uomo dall'inaudita pericolosità è Giovanni Brusca (San Giuseppe Jato, 20 febbraio 1957).
Capo del mandamento di San Giuseppe Jato ed esponente di spicco dei Corleonesi, è stato condannato per oltre un centinaio di omicidi, tra cui quello tristemente celebre di Giuseppe Di Matteo (figlio del pentito Santino Di Matteo), strangolato e sciolto nell'acido quando aveva 15 anni
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, e per la strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, nella quale Brusca ricoprì un ruolo fondamentale, in quanto fu l'uomo che materialmente spinse il tasto del radiocomando a distanza che fece esplodere il tritolo piazzato in un canale di scolo sotto l'autostrada.

Brusca faceva parte di un gruppo di fuoco formato da killer spietati che agivano sotto le direttive di Riina, di cui facevano parte anche Antonino Madonia, Giuseppe Giacomo Gambino, Pino Greco detto Scarpuzzedda, Mario Prestifilippo, Filippo Marchese, i fratelli Antonino e Giuseppe Marchese, Giuseppe Lucchese, Giovanbattista Pullarà, Vincenzo Puccio e Calogero Ganci: in tale veste infatti nel 1977 partecipò all'omicidio del colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo, nel 1982 agli eccidi dei boss Alfio Ferlito e Rosario Riccobono e nel 1983 si occupò di preparare, insieme ad Antonino Madonia, l'autobomba utilizzata per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli agenti di scorta, e nel 1984 la strage di Poggio Vallesana (in cui Brusca istruisce i Nuvoletta su come strangolare e successivamente far scomparire i cadaveri dei 5 uomini di Alfieri-Bardellino-Buscetta).
Figlio di Bernardo Brusca, capo del mandamento di San Giuseppe Jato, dopo la sua morte ne ereditò il comando e il prestigio mafioso.

Parlare di tutti i suoi omicidi, sarebbero piu' di duecento, è cosa lunga .
Diciamo che dopo l'arresto di Riina nel gennaio del 1993, Brusca fu favorevole alla continuazione della strategia degli attentati dinamitardi, insieme ai boss Leoluca Bagarella, Matteo Messina Denaro e ai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano.
Dopo che, per anni gli fu data la caccia,
Brusca venne arrestato il 20 maggio del 1996 in una villetta vicino Agrigento dove si era rifugiato con il fratello dopo una lunga latitanza.


Il finto pentimento e poi la vera collaborazione

Un mese dopo l’arresto, u verru niziò a rendere dichiarazioni ai magistrati delle Procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze ma dopo poco, messo allo strette, confessò di aver ideato tutto per screditare le cosche rivali. Poi nel 1997 iniziò a rendere nuovi interrogatori, questa volta ritenuti attendibili, grazie ai quali fu possibile condannare decine di mafiosi in diversi procedimenti penali, dove anch’egli era imputato ed in cui ottenne rilevanti sconti di pena grazie al suo contributo: nel 1997 infatti evitò l’ergastolo al processo per la strage di Capaci ed ebbe ventisette anni di carcere e la stessa cosa avvenne nel 1999, quando gli furono comminati trent’anni di reclusione per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo.
Nel 2000 gli venne riconosciuto lo status di collaboratore di giustizia.
Nei numerosi interrogatori sostenuti, Brusca ha ammesso la sua partecipazione a numerosi delitti eccellenti.

La fine della pena
Il 31 maggio 2021, dopo 25 anni di reclusione, Brusca viene rilasciato dal carcere di Rebibbia per termine della pena, con 45 giorni di anticipo rispetto alla scadenza della condanna; rimarrà comunque in libertà vigilata per altri 4 anni e vivrà sotto protezione. Nel luglio del 2022 il Tribunale di Palermo ritiene che Brusca sia socialmente pericoloso e gli conferisce lo status di sorvegliato speciale, imponendogli l'obbligo di firma ed il divieto di uscire la sera ed incontrare pregiudicati
 
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