Le stronzate di Pulcinella

Tra bondage e droga, la morte di Nicoletta Figini, un mistero mai risolto

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 12/1/2024, 13:01
Avatar

Pulcinella291 Forum

Group:
AMMINISTRAZIONE
Posts:
42,078

Status:


1-17050565359586


La storia di cui parleremo oggi è quella di Nicoletta Figini, una ricca vedova di 55 anni trovata morta dalla donna di servizio nella sua casa di via Ramazzini 4, il 19 luglio del 2013, con mani legate dietro la schiena e imbavagliata con nastro adesivo.
La signora, una vedova benestante, non ha parenti aveva perso il marito in un incidente stradale, viene trovata anche con indosso attrezzi usati per il gioco erotico del bondage Insomma il caso assume la tonalità di un giallo, soprattutto quando gli inquirenti le trovano in casa dell'eroina e della cocaina.
La cassaforte non appare forzata, tre cellulari (ciascuno del valore tra gli 800 e i 900 euro) non arraffati. Aveva un iPad, la signora, e nessuno se l'è preso. Lasciati dov'erano i quadri e le tele tolte dalle cornici e arrotolate a terra; non sono di valore milionario, dicono dalla Squadra Mobile, ma neanche da mercatino delle pulci. Argenteria di pregio ce n'era e non è stata spostata.

Cominciano le indagini.
1-17050590388439

Si cercano tracce, dettagli, indizi che possano far risalire al colpevole. L'omicida (così si può definire) che durante la notte di venerdì si è introdotto nell'abitazione della signora Nicoletta Figini calandosi dal terrazzo condominiale con una corda assicurata ad un palo di un'antenna e, dopo aver “impacchettato” la donna, ha messo a soqquadro l'appartamento.
Era stata immobilizzata con mezzi di fortuna: dove uno straccio, dove una cintura, dove nastro adesivo, dove un pezzo di lenzuolo e, perfino, un cavetto usb. Un'operazione fatta di corsa, non programmata. Per questo gli investigatori non escludono che possa trattarsi di una rapina finita male, ma potrebbe essere anche una montatura per depistare le indagini. Nessuna ipotesi può al momento essere esclusa.
Il maggiore ostacolo nelle ricerche investigative sembra proprio essere l'estrema riservatezza della signora milanese. Benestante, era comproprietaria di un negozio di telefonia situato a 50 metri da casa sua, in piazza Otto novembre, e da poco aveva deciso di mettere in affitto un altro appartamento di sua proprietà. Era nota alle forze dell'ordine perché 11 anni prima era stata fermata per guida in stato di ebbrezza; e, poi, nel 2011 venne messa sotto osservazione dal commissariato Città Studi perché fermata mentre guidava l'auto di un suo amico indagato per droga. E qui si può mettere punto. Troppo poco per poter indirizzare le indagini di quello che sembra un nuovo cold case in città.
Col passar dei giorni, si scopre che nella vita di Nicoletta c'è stato un momento di depressione per la scomparsa di mamma, papà e marito che l'avevano lasciata indifesa, in balia d'un vizio cui già si era avvicinata. La droga (eroina).
Si scopre che, anche se con molta discrezione, era ricorsa anche alle cure di un centro per le tossicodipendenze.
Si scopre anche che ha una relazione con il socio degli sfortunati affari di quel piccolo negozio di telefonia.
Lei, a spese sue, gli aveva avviato l’attività commerciale; lui, invece, aveva iniziato a tradirla con una ragazza molto più giovane. Minorenne, 14 anni, e per questo l’uomo, cinquantenne, finirà in carcere pochi mesi dopo la morte della vedova Figini.
Intanto si analizza la corda e i moschettoni usati per entrare nella casa.
Viene accertato che quegli attrezzi non sono di produzione italiana, ma dell'Europa dell'est.
Si apre un'altra pista:l'omicida era qualche straniero ma che conosceva bene la casa.
Sul corpo di Nicoletta rimangono le tracce biologiche di tre uomini. Una corrisponde a una persona che aveva rapporti sessuali occasionali con lei, ma che viene esclusa da subito perché ha un alibi di ferro. Gli altri due profili sono riconducibili a individui caucasici classificati come nativi dell’Est Europa.
Anche l’analisi del traffico telefonico delle celle nella zona del crimine, in orario prossimo e compatibile con quello dell’omicidio, individua utenze intestate a soggetti provenienti dall’Est Europa con precedenti di polizia e precedenti penali.
Gli investigatori ipotizzano un legame tra

La colf ucraina
l’omicidio e un ruolo della colf ucraina, unica presenza fissa in casa, che poteva aver fatto da tramite. Pochi giorni prima della morte della vedova Figini era tornata a Leopoli, quasi a volersi costruire un alibi.
La colf si era sempre rifiutata di tornare a Milano, nonostante le convocazioni e le rogatorie della procura. Così gli investigatori della Mobile andarono a Leopoli per interrogarla. Date sfortunatissime, quelle della trasferta: tra il 18 e il 23 febbraio del 2014, quando arrivò la polizia italiana, ci fu il colpo di Stato in Ucraina, l’"Euromaidan". Una bomba colpì anche il commissariato in cui avrebbe dovuto essere sentita la colf e così, nel caos generale della rivoluzione in corso, dalle sommarie informazioni non fu acquisito nessun elemento significativo ai fini investigativi. E con lo scoppiare delle rivolte nei giorni successivi non se ne fece più nulla.
Restava la pista dell’uomo romeno, un operaio 27enne, con piccolo precedenti, residente a Cernusco. Il giovane si rifiutò di sottoporsi al prelievo del dna. Fu chiesto al tribunale di Milano l’autorizzazione al prelievo coattivo, gli investigatori ritenevano tale procedura applicabile anche a soggetti che non erano stati indagati. Non la pensava così, invece, il giudice che negò ogni autorizzazione proprio perché il giovane romeno non compariva tra gli iscritti nel registro degli indagati. E in assenza di elementi nuovi a suo carico non fu possibile indagarlo. Altra sfortunatissima circostanza. A tanti anni di distanza la tragica storia della ricca vedova Figini di resta senza un colpevole, in attesa, stavolta, di quel colpo di fortuna che riapra le indagini.

Fonti:IL GIORNO
MILANO TODAY
 
Web  Top
0 replies since 12/1/2024, 13:01   16 views
  Share