Le stronzate di Pulcinella

Cosio d'Arroscia (IM)

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view post Posted on 3/2/2024, 19:25
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L'isola che non c'è

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Il comune è situato nell'alta valle del torrente Arroscia, a neanche venti chilometri dal confine con la Francia. Il paese, a 721 metri sul livello del mare, è situato nelle Alpi Liguri. Oggi ha poco meno di duecento abitanti.
Il territorio di Cosio di Arroscia, così come dai reperti rinvenuti presso la grotta Cornarea, è stato abitato fin da un'epoca preromana dai Liguri Ingauni, una popolazione dedita all'agricoltura e alla transumanza, che vi avevano costruito un tipico castellaro (un recinto fortificato in pietra, solitamente eretto sulla cima di un colle).

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In epoca romana sul territorio comunale sorsero una "azienda agricola", una villa romana e varie torri a scopo difensivo, una delle quali, opportunamente rimaneggiata, è divenuta in epoca medioevale il campanile dell'oratorio di Nostra Signora Assunta ed anche il simbolo del paese stesso.

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La caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476 provocò anche in questo territorio l'invasione dei Barbari e la successiva dominazione dei Bizantini. Seguì nel 643 la conquista longobarda del re Rotari e il dominio dei Franchi con l'istituzione del Comitato di Albenga, territorio nel quale fu inserita anche la comunità cosiese.
Nel XIII secolo il feudo d'Arroscia, e quindi anche Cosio, passò sotto il dominio dei conti di Ventimiglia ed in particolare nella castellania dell'alta valle Arroscia, che aveva nel borgo cosiese il suo centro principale. I marchesi di Clavesana, discendenti degli Aleramici, fecero erigere un poderoso castello in seguito abbattuto nel 1232 durante una rivolta dei valligiani. Del castello non si hanno resti: secondo la storia, il forte dei Clavesana si trovava nella località detta U castéllu nelle vicinanze dell'attuale quartiere di San Rocco, secondo altre teorie il castello sorgeva sotto l'attuale piazza San Sebastiano, ed in seguito inglobato nelle varie abitazioni. Fino al 1300, infatti, gli abitanti di Cosio non vivevano nel borgo, ma sparsi in vari casolari nei vari poderi. A testimoniare ciò la chiesa di San Pietro del Fossato, risalente ad un tempo anteriore al XIV secolo, che si trova fuori dal centro abitato, in località Villa.
Nel 1233 fu uno dei borghi che fondarono la Pieve di Teco.
La fine del XIII secolo fu interessato da nuove diatribe signorili per il controllo del territorio ed in particolare tra il marchese di Ceva e il marchese di Clavesana. Questa parte del territorio dell'alta valle Arroscia giurò la sua fedeltà alla repubblica di Genova con atto del 13 giugno 1449 con la firma dei tre rappresentanti delle comunità cosiese, mendaticese e montegrossina. Tuttavia, i rapporti tra la famiglia Lengueglia e lo stato genovese non furono sempre ottimali e in più occasioni si verificarono incomprensioni, ma anche rivolte locali contro la signoria feudale.

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Altri scontri bellici si verificarono in questa zona durante la guerra del 1625 tra la Repubblica di Genova e il Ducato di Savoia. Le truppe sabaude, al comando del principe Amedeo, occuparono il territorio di Cosio costringendo la popolazione al rifugiarsi per diciotto giorni nella grotta Cornarea; il paese fu poi liberato da una guarnigione di 130 soldati corsi.
Un passaggio nel Regno di Sardegna che si attuò con il trattato di Vienna del 1735 di quei territori dell'alta valle Arroscia, delle valli di Oneglia e del Maro e che perdurò sino agli eventi napoleonici di fine XVIII secolo. Con la dominazione napoleonica entrò dal 1805 nei possedimenti del Primo Impero francese che assoggettò Cosio nel circondario di Porto Maurizio nella giurisdizione del Dipartimento di Montenotte dal 13 giugno 1805 al 1814.
Nel 1815 il territorio fu nuovamente inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Con regio decreto assume nel 1862 la denominazione di Cosio di Arroscia.
Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel V mandamento di Pieve di Teco del circondario di Porto Maurizio facente parte della provincia di Porto Maurizio (poi Provincia di Imperia, dal 1923).
Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana Alta Valle Arroscia e, con le nuove disposizioni della Legge Regionale nº 24 del 4 luglio 2008, ha fatto parte fino al 2011 della Comunità montana dell'Olivo e Alta Valle Arroscia.

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E' un borgo medievale, ha chiese di pregio e diversi musei. E' presente il Museo diffuso[16], un percorso che si snoda nelle piccole strade del paese (carruggi, in ligure) toccando molte installazioni che ricordano la vita del luogo di inizio Novecento. Queste "scene d'arte" sono realizzate con oggetti originali dell'epoca, custoditi e donati dalle famiglie che li possedevano. Ad oggi, si contano più di trenta installazioni: la liscivia, i tessuti di "Giuanetta", l'antico forno, macchinari per il grano, il frantoio; solo per citarne alcuni.

Il museo dei cartelami che trova sede, presso l'oratorio dell'Assunta. I cartelami lì raccolti e custoditi, sono figure religiose realizzate tra il 1600 e il 1800, in tela, latta, cartone o legno. Nascono dall'intenzione di animare e rendere "concrete" le scene della Settimana Santa. Nello specifico, presso il museo è possibile vedere la ricostruzione della "Flagellazione di Cristo".

Il museo delle erbe[18]in herbis salus, dedicato alle erbe alpine e non solo, presenti sul territorio comunale. Il museo spazia dalla lavanda, tipica coltivazione floreale di questa zona, alla stella alpina. Esso presenta anche una serie di strumenti per la lavorazione di tali erbe, utili per la preparazione di tisane, estratti, e distillati; nonché due vasi in coccio dipinto realizzati dell'artista Filippo Biagioli per l'uso rituale di alcune specifiche piante erbacee. Lo spazio è sito nelle sale dell'ex palazzo comunale del paese, accanto alla chiesa dell'Assunta.

Il museo Simondo, che raccoglie alcune opere dell'artista Piero Simondo, il quale nel luglio del 1957 fondò l'Internazionale Situazionista (proprio a Cosio di Arroscia, sua città natale) insieme alla moglie Elena Verone, Walter Olmo, Guy Debord, Asger Jorn, Pinot Gallizio e Michèle Bernstein.

La principale risorsa economica del comune è l'attività agricola, specie nella coltivazione della vite, con la produzione di varie tipologie di vini, come l'ormeasco, dell'ulivo, dalle olive del quale si ricava un olio extravergine ottimo e sulla produzione di miele. Di particolare rilievo è anche la produzione casearia, con formaggi tipici come la toma.

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Fonte Wikipedia
 
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