Premetto che da qualche anno leggendo di qua e di là ho appreso un sacco di episodi e tante storie di uomini e donne che si sono saputi distinguere durante il periodo della guerra
Questa storia mi è piaciuta e qui ve la riporto
Credo che per la situazione che stiamo vivendo oggi l attuale classe politica dovrebbe prendere nota di questo signore ad esempio, e molte storie potrebbero essere raccontate dalla RAI. E quanto farebbe bene all'educazione nazionale. Le storie di uomini come questi, dei partigiani durante la guerra di liberazione, degli irredentisti. Avremmo esempi da trasmettere.
La prima volta che provò a fuggire nello Yemen i contrabbandieri lo buttarono in mare. Poi lo abbandonarono nel deserto eritreo, dove venne picchiato da dei pastori. Lo salvò un cammelliere, che lo ospitò nella sua tenda.
Amedeo Guillet era il “Comandante Diavolo” per gli inglesi. L’unico italiano a non arrendersi in Etiopia. Non era fascista, anzi il contrario. Ma serviva l’Italia e non voleva arrendersi.
Sabotava treni inglesi, depredava i loro depositi, faceva esplodere gallerie. Divenne un incubo per loro per un anno. Poi lo ferirono e si prese la malaria. Ma anziché arrendersi, Guillet, tenente di cavalleria, decise di travestirsi da yemenita per sfuggirgli. Imparò l’arabo, studiò il Corano. Si mise a fare lo scaricatore di porto a Massaua per guadagnare abbastanza denaro da pagarsi il viaggio sul Mar Rosso. Dopo mille peripezie, ci riuscì.
Lo arrestarono anche in Yemen, ma riuscì a fregare ancora una volta gli inglesi. E lì divenne un alto notabile dell’Imam locale (il capo), addirittura precettore dei suoi figli. L'imam voleva tenerlo con sé, ma lui voleva tornare in Italia, e dopo due anni ci riuscì.
Ci riuscì fregando ancora una volta gli inglesi: si finse pazzo e riuscì a farsi caricare su una nave della Croce Rossa diretta in Italia.
Dopo l’8 settembre, diede il suo enorme contributo alla liberazione d’Italia, combattendo contro tedeschi e fascisti. Alla Indiana Jones, riuscì persino a recuperare la corona del Negus che si trovava in Nord Italia, per poterla restituire all’imperatore etiope.
E se qualcuno pensa che la sua storia finisca qui, si sbaglia.
Divenne diplomatico e nel 1967 salvò decine di ambasciatori europei da una sparatoria avvenuta durante un colpo di stato in Marocco, dove faceva l’ambasciatore. Poi lo mandarono in India e riuscì a diventare uno dei pochi confidenti di Indira Ghandi.
Ma la cosa più bella la fece nel 2000. Tornò in Eritrea e andò a trovare il cammelliere che un giorno, tanti anni prima, l’aveva salvato dal deserto, offrendogli ospitalità. Lui non lo riconobbe, e Guillet non rivelò la sua identità. Ma pagò di tasca sua l’intero rifacimento del pozzo dell’ormai anziano cammelliere.
La sua storia finì nel 2010, a Roma. Gli anni precedenti li avevi passati in Irlanda ad allevare cavalli (a novant’anni). Dopo l’ennesimo osso rotto, decise di tornare in Italia, dove si spense all’età di 101 anni.