| Continuo a leggere, devo ammettere, con un certo disagio, i continui riferimenti a questo benedetto (ovviamente si fa per dire) "cinese". Personalmente non ho avuto con lui molti contatti, anche se mi sono bastati per rendermi conto della sua pochezza come essere umano. Mi dispiace solo che non si riesca ad uscire fuori da questo che si è trasformato in un ginepraio. Continuando a parlarne, a menzionarlo, a fare riferimento ai veleni ed alle cattiverie che continua a spargere intorno a sé, alla stregua di un elefante incontinente, non si fa altro che dargli importanza. I quaquaraquà (*), è risaputo, godono nel sentirsi menzionare dagli altri e non importa che se ne parli bene o male: vivono solo di questi bagliori di notorietà. Vorrei invitare tutti, se mi è permesso, a dimenticare in maniera definitiva questa persona e i suoi accoliti, i loro attacchi e le loro meschinità: lasciateli cuocere nel loro liquamoso brodo, prima o poi si saponificheranno da soli. Per quanto riguarda l'affermazione di italian lady, relativamente al detto siciliano, non è meschino, ma "MISCHINU" e cioè "pover'uomo", "infelicissimo", "disgraziato", "colpito da cattiva sorte", termine che trae origine dall'arabo "miskin", lingua nella quale mantiene lo stesso significato. Ovviamente, cambiando l'ordine dei fattori..............
(*) «Io» proseguì don Mariano «ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà... Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini... E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi... E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito... E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre... [...]» da "Il giorno della civetta" di Leonardo Sciascia
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