Le stronzate di Pulcinella

Buon Natale

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view post Posted on 11/2/2014, 15:34
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Si era svegliato presto quella mattina, complice la fibrillazione atriale che spesso lo accompagnava nel momento del risveglio.
Pensava agli impegni della giornata, almeno fino alle 13. oo, perchè poi, come consuetudine avrebbe dedicato il resto del tempo alla famiglia.
L’albero, rigorosamente vero lo avrebbero addobbato tutti insieme nel pomeriggio, guardano vecchi cartoni animati.
Quella dei cartoni animati era una sua liturgia, da quando era bambino.
Gli venne in mente uno degli episodi più tristi della sua infanzia, quando stanco delle liti dei suoi genitori fuggì di casa, era la vigilia di natale di tanti anni fa, aveva forse, nemmeno 10 anni.
Si penti amaramente di quel gesto, per tutta la vita. Nel periodo di Natale pensava spesso all’episodio e provava pena per la madre ma, allora non sopportava più quelle liti, sterili, inutili e cattive.
La sera ci sarebbe stato il cenone con i parenti della moglie, i suoi da tempo non c’erano più e i pochi rimasti non li frequentava da anni.
Sapeva che le conversazioni sarebbero state le stesse dell’anno prima e dell’altro precedente, il prezzo da pagare quando ormai gli interessi sono distanti e ci si incontra solo per le feste.
Nella mattinata invece avrebbe dovuto andare in ufficio per preparare il lavoro per l’anno nuovo, passare poi in banca per prelevare gli stipendi dei suoi dipendenti.
Amava fare come gli aveva insegnato il padre, pagarli almeno a dicembre di persona. Non con un informale bonifico.
Desiderava porgere ad ognuno dei dipendenti il loro «salario» in moneta sonante per ringraziarli del loro impegno.
Aggiungeva, per i loro figli una busta a parte.
Una famiglia, ecco cos’era per lui l’azienda. Dei dipendenti conosceva tutto.
Certo i tempi erano cambiati, nubi scure si presentavano all’orizzonte del nuovo anno, ma era sicuro di trovare un porto sicuro anche in piena tempesta. Una banca a cui chiedere un rifinanziamento.
Al termine dell sue riflessioni decise che era giunto il momento di alzarsi. Si lavo’, e mentre si vestiva gli venne voglia di andare a fare colazione al Bar del Centro i croissant erano deliziosi.
Diede un bacio alla moglie, leggero per non svegliarla e osservo’ i bambini avvolti nel loro pesante sonno, li immagino’ per un istante alla sera quando a mezzanotte avrebbero aperto i sognati doni.
Abitava in campagna e per raggiungere il centro doveva passare sopra un alto ponte, sotto la ferrovia, la nebbia e una vecchia locomotiva sbuffava vapore, conferivano al paesaggio un senso di antico,
gli venne in mente un quadro di Monet «La stazione di St. Lazare » la malinconia del paesaggio era la stessa.
Giunto al bar, consumo’ la colazione, lesse i titoli dei giornali, le solite notizie : crisi, recessione, il Governo promette, nel frattempo licenziamenti…un giorno di ordinaria noia.
Raggiunse l’azienda che si erano fatte le 8. Saluto’ con un cenno i ragazzi del reparto produttivo, passava sempre a salutare i dipendenti prima si salire in ufficio.
La segretaria per l’occasione aveva addobbato un albero nella reception, con palline rosse e bianche in armonia con il suo aderente vestito rosso, il collo e i polsini bianchi.
La battuta sarebbe stata facile, la evito’.
Si sentiva nell’aria che era un giorno particolare. Del resto è sempre più intrigante l’attesa della festa che la festa stessa.
Leopardi descrisse molto bene questo stato d’animo nella sua splendida poesia «Il sabato del villaggio ».
Entro’ in ufficio, c’era Andrea ad aspettarlo, non era buon segno. Andrea era la contabile e stava lavorando da alcuni giorni all’assetto aziendale per cercare di ritrovare un equilibrio tra spese ed entrate.
Per Andrea la soluzione era licenziare. Lui non ne voleva sentir parlare. Del resto anche un chirurgo amputa un arto quando non suo.
Disse ad Andrea
-So cosa vuoi dirmi, ma parlarne ora o a gennaio è uguale, lasciamo passare le feste inutile rovinarsi anche questi pochi giorni sereni.
-Come voi Marco, il problema non si risolverà da solo lo sai, in cassa non abbiamo più fondi, o ci aprono un nuovo fido oppure a gennaio non possiamo più pagare né stipendi né fornitori.
-Lo so, disse Marco a malincuore, lo so che hai ragione, comunque più tardi vado a prendere gli stipendi ed anticipero’ la mia richiesta al Direttore per l’apertura di un nuovo prestito, contenta?
Andrea, finse d’esserlo, ma non poté nascondere la sua preoccupazione. Lo saluto’ e uscì.
Marco, preparava alcuni documenti per una commessa estera quando la segretaria gli ricordo’ l’appuntamento con la banca.
Arrivato in banca chiese del Direttore, il quale appena lo vide assunse un’espressione cupa.
-Che hai da essere così rovescio gli chiese Marco porgendogli la mano
-Mi hanno trasferito disse senza tante cerimonie il Direttore.
-Bene una promozione allora.
-No per un richiamo, ho acconsentito a dare troppi prestiti, la direzione Generale ha chiuso l’erogazione dei mutui e dei prestiti, anche quelli al consumo. Ed io sono stato trasferito
- Quindi?, disse Marco convertendo il sorriso in una smorfia dubbiosa.
- Quindi, non ho soldi da darti, né oggi né domani.
-Ma tu ti rendi conto che oggi è la vigilia di Natale e che devo, ripeto, devo pagare i miei operai ?
-Mi rendo conto, ma sei sotto ed anzi a gennaio devi rientrare, ordini dall’alto.
-Rientrare, io veramente ho assoluto bisogno di un altro prestito, altrimenti muoio !
-Mi spiace io a gennaio verro’ sostituito, il nuovo Direttore lavorerà per far rientrare tutti i dai loro debiti…sarà un strage, guarda meglio che mi abbiano trasferito non avrei retto alla mattanza.
Marco sprofondo nella poltrona, ebbe un’attimo di smarrimento, non avrebbe mai e poi mai potuto presentarsi davanti i suoi operai senza la loro paga. No, questa umiliazione non avrebbe potuto sostenerla.
Disse al Direttore
-Senti mi hai sempre chiesto di venderti la villa del lago, oggi è arrivato quel momento. Conosci il suo valore, dammi quello che mi serve per gli operai adesso, a gennaio salderai con quello che vorrai.
-Quanto ti serve per gli operai
-Marco glielo disse
Il direttore accetto’. Del resto gli affari sono pur sempre affari, anche nei momenti più bui c’è sempre chi ne trae giovamento.
-Dammi mezzora di tempo, e ti faccio preparare la somma.
Marco uscì aveva bisogno d’aria non respirava più. Entro’ in un bar per un caffè, le persone conversavano sul cenone, regali, la crisi, i fallimenti.
Tutto questo era distante da lui, immensamente distante da lui. Avvertiva solo un profondo sentimento di rabbia di ansia.
Come avrebbe fatto a Gennaio si domandava, che fine avrebbe fatto l’azienda, gli operai. Cosa avrebbe pensato sua moglie, suo padre, il Cavaliere del lavoro…forse se fosse ancora vivo le cose sarebbero andate diversamente.
Tornò in banca, il Direttore lo aspettava e lo fece accomodare del suo ufficio, gli porse una grossa busta con il denaro e disse:
-Non avrei voluto avere la tua villa sul lago in queste circostanze
-Non importa quello che conta per me oggi è pagare gli operai, poi domani vedremo buon Natale Carlo a te e ai tuoi cari.
-Buon Natale anche a te Marco.
Si abbracciarono, si conoscevano da 25 anni, in fondo erano anche amici.
Si era fatto tardi, gli operai avevano preparato un piccolo buffet per l’occasione e aspettavano lui per dare inizio al rinfresco.
Arrivo’ in azienda Sali’ nella sala delle riunioni e chiese alla segretaria di far salire gli operai. Li saluto’ uno alla volta, diede il loro salario,
scusandosi di non essere riuscito a preparare le buste per i loro figli, diede comunque il denaro pregandoli di farlo per lui.
Scambiate le frasi di cortesia con i più anziani scese al piano si sotto con un nodo alla gola. Bevve un calice di prosecco, questo lo aiuto’ a rilassarsi,
con il secondo gli scappo anche qualche risata, con il terzo era immerso nell’atmosfera gioiosa che precede le feste, il quarto calice lo rifiuto’ gentilmente, ricordando a chi glielo porgeva che doveva guidare…
Saluto’ tutti, augurando pace e serenità, si congedo con Andrea e le disse
-Tutto bene cara, passa delle buone feste, ho parlato con il Direttore a gennaio ci aiuteranno
La strinse con esagerata forza al petto, le voleva bene, come voleva bene a tutto il suo mondo.
Uscì, l’aria frizzante gli fece passare il senso di torpore che il prosecco gli aveva provocato, forse se avesse mangiato qualche salatino si sarebbe sentito meno stordito, ma lui li odiava.
Sali’ in auto, dal risveglio erano passate solo poche ore, forse meno di otto eppure aveva l’impressione che il tempo trascorso si fosse dilatato e fosse trascorso un anno.
Fallimento, questo era il termine che gli rimbombava nella mente. La sua sarebbe stata un’altra anonima azienda vittima di una crisi, e i suoi operai che aveva lasciato festosi ed ignari del loro destino incerto che fine avrebbero fatto…
Accese l’auto oltrepasso dal cortile e guardo’ sul retrovisore quello che a gennaio non sarebbe stato più suo.
Volto’ a destra verso casa, si tolse la cravatta non la sopportava più. Non l’avrebbe più indossata fino a gennaio.
Raggiunse il ponte sulla ferrovia la nebbia non si era ancora alzata. Un’altra vecchia locomotiva sbuffava il vapore di un tempo e conferiva al paesaggio un senso di antico,
gli venne in mente un quadro di Monet «La stazione di St. Lazare » la malinconia del paesaggio era la stessa.
Fermo’ l’auto, scese, sali’ sul parapetto, vide per l’ultima volta «La stazione di St. Lazare »

Buon Natale.
 
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Odette
view post Posted on 11/2/2014, 19:49




Molto, molto bello, Marco,hai affrontato una tematica sociale di grande coinvolgimento con sensibilità. e delicatezza.
 
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view post Posted on 11/2/2014, 20:27
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Buon Natale...
Che c'è di buono nel Natale di quest'uomo?... Regalare un attimo di spensieratezza ancora a delle famiglie che comunque lascerà sole a rimpiangere la spensieratezza di un momento in cambio di una catastrofe, e lasciare i suoi dipendenti orfani anche di sé stesso, che sembra fosse quasi un padre per loro?...

No. Io ci vedo una squarcioneria senza senso, una inutile prosopopea e nessun amore.

Forse già sei mesi prima avrebbe potuto convocare una assemblea e condividere coi suoi dipendenti-figli la preoccupazione di un futuro nero.
Forse sei mesi prima avrebbero trovato un orto dove piantare insieme le patate da mangiare a gennaio e forse a febbraio, insieme con una scaglia di quel torrone dell'abbondanza che ancora oggi, ignari, sprecano a Natale, mentre l'Azienda-famiglia muore.

Una bellissima prosa, scorrevole e gradevole da leggere, anche se la conclusione è scontata già dalle prime righe.

Sul messaggio che trasmette... ho già espresso il mio parere.

Comunque bravissimo, come sempre!
 
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view post Posted on 12/2/2014, 08:45
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Non è stato facile per chi come me rinnega la morte come via di fuga scrivere questo breve racconto,
tuttavia le cronache dei nostri giorni purtroppo ci conducono spesso a questi episodi.
Per me il suicidio non è mai la soluzione, e mai una vita dovrebbe essere merce di scambio.
Rispetto per pudore chi muore, ma non riusciro' mai a condividere certe scelte, consapevole che il protagonista è un egoista pensa solo alla sua disfatta,
ma non al danno che il suo insano gesto provocherà alla propria famiglia.


 
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3 replies since 11/2/2014, 15:34   117 views
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