Le stronzate di Pulcinella

Fotografie che hanno fatto la storia

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aurora663
view post Posted on 9/10/2017, 13:45 by: aurora663
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Accadeva il 9/10/1963
Il Disastro del Vajont quando alle 22.39, dal versante settentrionale del monte Toc a cui è appoggiato un fianco della diga si staccò un’enorme frana, che scivolò rapidamente nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont. La massa della frana era più grande dell’intero lago e quando ci precipitò dentro causò due onde gigantesche: una travolse le frazioni della valle del Vajont a est della diga, disperdendosi nel punto dove si allarga e risparmiando per pochissimo il paese di Erto; l’altra scavalcò la diga a ovest e si rovesciò sugli abitati nella valle del Piave con un percorso durato quattro minuti, poi salì sul versante opposto fino a perdere forza e rovesciarsi di nuovo all’indietro nella valle. Distrusse paesi e frazioni, soprattutto Longarone, e uccise quasi duemila persone.
La massa d’acqua cadde sulla valle dopo un salto di più di 260 metri, lasciando integra la diga. Aveva una tale massa e velocità che secondo alcuni studi recenti generò un onda d’urto forte come quella provocata da una piccola esplosione nucleare, e un vento fortissimo la precedette. Probabilmente molte case e persone vennero spazzate via ancora prima di essere toccate dall’acqua: quella sera in molti erano a casa e nei bar a guardare la partita di Coppa dei Campioni tra Glasgow Rangers e Real Madrid. Dei 1918 morti stimati, soltanto 1500 furono recuperati e soltanto 750 erano in condizioni tali da poter essere identificati.
"La mattina dell’incidente l’ingegner Alberico Biadene, direttore dei lavori della SADE, la società che aveva costruito la diga del Vajont da poco passata sotto il controllo dell’ENEL, aveva inviato una lettera al capocantiere Mario Pancini, chiedendogli di rientrare dalle ferie. La lettera terminava con un post-scriptum in cui diceva di essere preoccupato per quello che stava succedendo sul versante del monte Toc. Si nota anche qualche piccola caduta di sassi al bordo ovest (verso la diga) della frana. Che Iddio ce la mandi buona».

La frana che cadde quella sera aveva una massa di 270 milioni di metri cubi. I primi detriti impiegarono circa 20 secondi a raggiungere l’acqua. Poi, quando il grosso della frana precipitò nel lago, ci fu un rumore «come di un milione di camion che rovesciano un milione di cassoni di ghiaia», ha raccontato al Corriere della Sera lo scrittore Mauro Corona che all’epoca aveva 13 anni e viveva vicino alla diga."


La diga era ed è un capolavoro, che è ancora lì e ha fatto storia nell’ingegneria.
 
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