Le stronzate di Pulcinella

Fotografie che hanno fatto la storia

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view post Posted on 26/1/2021, 15:11
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Il 14 agosto 1895 fu varata a Castellammare la Vettor Pisani, i lavori erano cominciati il 17 dicembre di tre anni prima. La cerimonia del varo portò a Castellammare un gran numero di “notabilità politiche ed una folla stragrande da Napoli e dai paesi vicini” questo quanto riportava un giornale dell’epoca. La benedizione fu impartita dal Mons Sarnelli che seguito dal Capitolo della Cattedrale e un picchetto di marinari fece il giro della nave. Squilli di tromba annunciavano la caduta di ogni puntello, alle 11.55 prima lentamente poi acquistando velocità tra il fumo provocato dall’attrito della nave sull’impalcatura scese in acqua. Alla cerimonia del varo seguirono feste, serenate, Castellammare la sera fu illuminata da moltissime luminarie. Una festa campestre si tenne all’interno del Cantiere, parteciparono ufficiali, autorità, e personaggi della” Castellammare bene” dell’epoca.



Fonte Archivio Giuseppe Plaitano
 
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view post Posted on 26/1/2021, 15:38
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....e se mettessimo anche la foto del bellissimo incrociatore da guerra nel giorno del varo?

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view post Posted on 26/1/2021, 16:02
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Sta bene grazie!mi hai battuto sul tempo se vede che mi sto facendo lenta come una tartaruga 🤦‍♂️😊
 
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view post Posted on 21/2/2021, 12:11
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Questa non serve commento

Il 21 Novembre del 1952, 66 anni fa, veniva presentato al mondo il treno ETR 300, delle Ferrovie dello Stato. Per gli amici, SetteBello.

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Accadde a il 25 ottobre del 1944 il primo attacco kamikaze della storia moderna.

Kami kaze è una parola giapponese composta, che vuol dire “vento divino”.

Lo stesso vento divino che respinse la flotta di Gengis Khan, qualche secolo prima, durante il suo tentativo di conquista del Giappone.

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view post Posted on 9/3/2021, 17:08
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La Welbike era una motocicletta monoposto britannica prodotta durante la seconda guerra mondiale in direzione della stazione IX - l '"Inter Services Research Bureau" - con sede a Welwyn, nel Regno Unito, per l'uso da parte dello Special Operations Executive (SOE). Ha la particolarità di essere la motocicletta più piccola mai utilizzata dalle forze armate britanniche. Tra il 1942 e il 1943 furono costruite 3.641 unità (più un prototipo e alcuni modelli pilota) e, sebbene non molto utilizzate dalla SOE, alcune furono rilasciate alla 1a e 6a divisione aviotrasportata britannica e alcune furono utilizzate ad Arnhem durante l'Operazione Market Garden

Wikipedia
 
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view post Posted on 5/4/2021, 14:13
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Venivano condannati oggi Sacco e Vanzetti, calzolaio e pescivendolo, due italiani ingiustamente accusati dalla giustizia americana di duplice omicidio. Li condannarono alla sedia elettrica anche quando uno degli uomini responsabili di quegli omicidi confessò il crimine. Non gliene fregava niente. Erano italiani, erano immigrati, erano “sovversivi” e a loro serviva giustiziare qualcuno. Toccò agli ultimi, come sempre avviene.

L’ingiustizia di quella condanna verso due uomini che non avevano mai torto un capello a nessuno fu così evidente da smuovere l’opinione pubblica italiana tutta, e quindi portare persino il governo italiano, all’epoca fascista, a muoversi – sia pur tiepidamente – per provare ad evitargli la morte, nonostante i due fossero anarchici. Ma non servì a nulla.

Morirono pochi mesi dopo la condanna, tutti e due uccisi dalla sedia elettrica.

Le ceneri, almeno quelle, riuscirono a riportarle in Italia, in Piemonte e in Puglia, le loro terre d’origine.

Alla loro storia, alle loro vite, il ricordo più sentito.




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view post Posted on 25/4/2021, 18:00
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Il 29 aprile 1945 nella Reggia di Caserta si riunirono tutti i protagonisti della II Guerra Mondiale per firmare l’atto con cui, per sempre, si dichiarò concluso il più grande dramma della Storia umana. Quell’atto fu chiamato “la resa di Caserta” e sancì, definitivamente, la fine delle ostilità in Italia.

Insomma, se festeggiamo il giorno della liberazione il 25 aprile (in occasione della proclamazione dell’insurrezione a Milano, con il discorso “Arrendersi o perire!” di Sandro Pertini), in realtà l’atto ufficiale che vide la fine della guerra arrivò qualche giorno dopo, ma 800km più in basso.

Sala di Astrea reggia di Caserta

Le ultime ore della Guerra
Dopo Salerno, che fu capitale per sei mesi, un altro capoluogo campano (che proprio in quel periodo aveva perso la provincia) diventò cruciale per gli eventi della Guerra, in uno dei monumenti più importanti d’Italia. Chissà cosa avrebbe detto Carlo di Borbone se avesse potuto conoscere il futuro delle sale che fece progettare a Carlo Vanvitelli!

La Reggia, infatti, dopo la presa di Caserta diventò il quartier generale degli Alleati, con tanto di residenza personale del generale Harold Alexander, che dormiva nelle stesse stanze dove ottant’anni prima morì Ferdinando II di Borbone.



Il momento della resa arrivò alla fine di sei mesi di fittissime trattative segrete partite in Svizzera nel dicembre 1944 fra Allen Dulles, capo dei servizi segreti e futuro direttore della CIA, e Karl Wolff, generale delle SS plenipotenziario in Italia. Da lontano (ma non troppo), l’Unione Sovietica assistette con un suo osservatore.
Il sipario stava ormai calando sull’Asse: il 28 aprile fu mitragliato Mussolini a Dongo, catturato mentre era in viaggio verso le montagne del Nord Italia con mezzi di fortuna.



L’intervento americano, l’astuzia inglese e l’inarrestabile Armata Rossa avevano ormai avuto la meglio sulle potenze dell’Asse in tutto il continente europeo, ma il comando tedesco non aveva alcuna intenzione di arrendersi. L’idea di organizzare a Caserta la firma per la resa, infatti, venne in totale autonomia a due ufficiali tedeschi senza rispettare alcun comando superiore, rischiando la propria stessa vita. E se non fosse morto Hitler, probabilmente la resa di Caserta non avrebbe sortito gli effetti sperati.


L’incontro per la resa di Caserta nella Sala d’Astrea
La Resa di Caserta
Ed eccoli lì, radunati attorno ad un tavolo nella sala di Astrea, gli uomini che misero un punto su una delle pagine più orribili della Storia d’Italia. Da un lato della fotografia, a sinistra, ci sono i due plenipotenziari tedeschi, Viktor von Schweinitz e Eugen Wenner, vicino l’interprete e l’estensore.
Sulla destra ci sono invece il Generale William Duthie Morgan e alle spalle, in veste di osservatore sovietico, il Generale Aleksei Kislenko. Non era presente il delegato della Repubblica di Salò perché non era considerato uno Stato legittimo: i tedeschi però lavorarono per ottenere una delega da parte degli ultimi fedelissimi di Mussolini. E ci riuscirono. Notiamo anche la mancanza di rappresentanti del governo italiano, che era appena passato nelle mani dell’esperto Ivanoe Bonomi.

La sala di Astrea aveva un altissimo valore simbolico sin dai tempi dei Borbone: fu decorata su ordine di Gioacchino Murat, ma fu Ferdinando IV di Borbone a destinarla come anticamera per gli ambasciatori, segretari di Stato e altri dignitari. Notiamo anche la particolarità: Astrea, nella mitologia greca, era una dea che simboleggiava la gustizia. E il dipinto realizzato in epoca francese raffigura proprio il trionfo della giustizia sulla prepotenza, ignoranza e l’errore.

Tutti questi simbolismi, a uomini di campo come i militari che frequentarono la Reggia in quel periodo, interessavano ben poco. È difficile immaginare poi i militari che passeggiavano nel giardino inglese della Reggia di Caserta, con fittissimi colloqui prima di radunarsi alla.



Così, mentre a Caserta fu messo il punto, a Milano fu esposto il cadavere di Benito Mussolini a Piazzale Loreto. Il giorno dopo Hitler si suicidò nel suo bunker di Berlino. Da Sud a Nord, la guerra era davvero finita, sulla carta e con le armi.


F. Q Napoli da vivere
 
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view post Posted on 8/5/2021, 13:02
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"Mi svegliavo tutte le mattine alle 6:00 per la corsa ed all'inizio non ce la facevo: il percorso da fare era troppo lungo. I giornali pompavano Sonny Liston perché era imbattibile, e quando non finivo il percorso di running mattutino mi sentivo inutile. Andavo in palestra il pomeriggio, mi buttavo a terra, non contavo i piegamenti, salivo sul ring per i guanti, le prendevo e l'allenatore mi correggeva spesso gli stessi errori. “Come lo batti Liston”?, mi chiedevano in privato. “Non lo so” rispondevo. Liston era grosso, famoso, cattivo, veloce, forte, ma c'è un momento in cui la corsa alla mattina inizia a pesare di meno e tu inizi a correre più forte. Quando andai sul ring, Liston lo vedevo lento come una lumaca. E questo successe solo perché fallendo, in palestra, mentre dentro bruciava tutto, ho sempre riprovato a credere in me".

Muhammad Ali
 
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view post Posted on 29/5/2021, 17:03
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39 vittime. Heysel, 36 anni fa. Finale di Coppa Campioni tra Liverpool e Juventus. Una festa sportiva che si tradusse in tragedia.

Un inferno totale e indicibile, reso surreale dall’obbligo di giocare la partita per non peggiorare il tutto. Una partita-farsa inutile, decisa da un rigore inventato e conclusasi con un agghiacciante giro d’onore finale.

Molti calciatori neanche sapevano cosa stesse accadendo sugli spalti. Mentre invece, il giorno dopo, quando scese dall’aereo, Platini sapeva benissimo delle 39 vittime. Eppure alzò al cielo quella coppa insanguinata. Un gesto che mi fece orrore ieri e mi fa schifo ancora oggi.

Di quella tragedia ho memoria vivida, come tutti. La voce raggelata di Pizzul risuona ancora nelle nostre menti.

Due vittime furono aretine. Uno di loro abitava davanti alla mia casa. Si chiamava Roberto Lorentini. Aveva una moglie e due bambini piccoli, cresciuti poi meravigliosamente. Quel giorno Roberto perse la vita per proteggere una persona che era caduta a terra. Era un dottore e si sacrificò, pur di salvare un’altra persona. Un uomo straordinario come suo padre, Otello, presente anche lui all’Heysel, che ha dedicato tutta la sua vita al ripristino della verità storica e all’accertamento dei fatti.

Fu una tragedia tremenda, di cui si parla troppo poco e alla quale Francesco Caremani ha dedicato pagine preziose, che vi consiglio.

Senza memoria siamo nulla. La memoria serve per ricordare chi non c’è più e non ripetere gli stessi orrori. E l’Heysel fu un’orgia oscena di errori ed orrori, che grida ancora vendetta.

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view post Posted on 1/6/2021, 20:17
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M I L A N O - 1 9 8 5



Questa fotografia di gruppo scattata davanti al Duomo di Milano nel 1985 ha condizionato e continua a condizionare la moda mondiale sia maschile che femminile e non solo nell'abbigliamento, ma anche nello stile di vita, sono i grandi padri del Made in Italy.

Da sinistra, LAURA BIAGIOTTI, MARIO VALENTINO, GIANNI VERSACE, KRIZIA, PAOLA FENDI, VALENTINO GARAVANI, GIANFRANCO FERRÈ,MILA SCHÖN, GIORGIO ARMANI, OTTAVIO MISSONI,FRANCO MOSCHINO, LUCIANO SOPRANI
 
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view post Posted on 11/6/2021, 00:56
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Siamo nel giugno 1924 alle ore 16.30 quando il deputato Giacomo Matteotti esce dalla sua casa di via Pisanelli, come ogni pomeriggio, abito chiaro, scarpe bianche di camoscio, sotto braccio la busta bianca intestata Camera dei deputati con le ultime scoperte sullo scandalo Sinclair Oil che toccavano direttamente la famiglia Mussolini.
In quel preciso istante passa in strada una automobile, una Lancia Lambda dalla quale fuoriescono quattro fascisti che cominciano a strattonarlo ed insultarlo
Lui però non si arrebde e cerca di reagire ma caro gli costó perché dapprima gli arriva un pugno direttamente alla tempia, facendolo crollare a terra.
Poi i 4 lo sollevano per le gambe e le braccia e lo portano in macchina in aperta campagna.
Matteotti cerca di urlare, di scalciare rompendo addirittura il vetro dell automobile ma purtroppo viene massacrato dalle botte dai fascisti. Infine uno di essi estrae un coltello e lo conficca tra l’ascella e il torace, uccidendolo.
Non si saprà nulla di tutto questo per circa 66 giorni fino a quando alla mattina del 16 agosto, intorno alle 7.30 del mattino, il cane del brigadiere Ovidio Caratelli fiuta qualcosa nella macchia della Quartarella, 25 chilometri a nord della Capitale. Piegato in due come un libro, il cadavere di Matteotti si presenta scempiato, in stato di avanzata decomposizione, irriconoscibile.
Nei mesi successivi la rabbia e la commozione collettiva insieme al desiderio di vendetta,si uniscono alla la manipolazione delle indagini, i depistaggi, l’assunzione di responsabilità politica e morale da parte di Mussolini, infine il silenzio, è destinato a cambiare per sempre il volto e la traiettoria del nostro Paese.

Il delitto Matteotti è l’attimo in cui il Paese ha perso definitivamente l’innocenza.

Con Giacomo Matteotti, quel 10 giugno di 97 anni fa, se n’è andato un uomo dalla statura morale inarrivabile, lo statista rigoroso, il socialista inflessibile, il resistente, l’uomo solo sul cui sangue Mussolini ha inaugurato la sua dittatura.

Ancora oggi, nel giorno della sua morte, quando sentiamo pronunciare il nome di Giacomo Matteotti, dovremmo inchinarci alla sua grandezza e al suo coraggio, mai come oggi simbolo di lotta e resistenza, ovunque nel mondo ci sia da combattere per la democrazia e per la libertà contro ogni fascismo.

Storie dal web
 
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view post Posted on 18/6/2021, 16:56
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Durante la visita di Hitler a Napoli nel 1938 un folto pubblico fu schierato lungo via Caracciolo, in attesa del suo passaggio su una macchina scoperta. Quando il Fuhrer passò in piedi nella macchina e tese il braccio nel saluto nazista, una voce dal pubblico non identificata ruppe il silenzio della cerimonia gridando: «Sta verenn' si for' chiove» (sta controllando se fuori piove). In quel momento si capì che il totalitarismo non avrebbe mai potuto conquistare l'animo dei Napoletani, proprio per quel senso innato dell'ironia, quella capacità di non prendersi troppo sul serio.

Con le 4 giornate (27-30 settembre 1943), Napoli fu la prima città europea a liberarsi da sola dall'occupazione delle forze armate tedesche. Soltanto due anni dopo, nel 1945, l'Italia intera fu liberata.

RACCONTI DI GUERRA (3)
GRAN FINALE
Nel film “Bruciate Napoli”, di Arnaldo Delehaye, il titolo deriva da una frase di Adolf Hitler: «Ridurre Napoli in fango e cenere!»; si raccontala storia e le traversie di una famiglia vomerese e del suo capofamiglia, il “professore” Mariano Rigillo. Una storia come tante, ma con un finale che vi ripropongo, perché simboleggia la capacità dei Napoletani di “spegnere” per sempre le ambizioni di Hitler e della sua iniqua follia. Spegnendo un fiammifero mentre avanzano gli Alleati.



 
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view post Posted on 7/7/2021, 09:07
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A Parigi, la prima patente di tassista fu concessa a una donna, Madame Decourcelle, nel 1907.

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view post Posted on 20/7/2021, 15:49
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Pulcinella291 Forum

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2015:la popolazione si impossessa della citta'



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Baltimora (Maryland) 2015
L’ennesimo omicidio di un cittadino americano per mano della polizia, ha fatto esplodere la rabbia dell'intera popolazione .
La cruenta protesta fu scatenata dalla morte del 25enne di colore Freddie Gray dopo che era stato preso in custodia dalla polizia il 12 aprile perché in possesso di un coltello a scatto. Gray era deceduto sette giorni più tardi a causa di gravi lesioni subite alla spina dorsale.
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Le proteste contro la brutalità della polizia si erano intensificate dopo i funerali di Gray alcuni edifici pubblici ed esercizi commerciali assaltati e dati alle fiamme.

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Questi episodi spinsero le autorità di Baltimora a dichiarare il coprifuoco , nonché a dispiegare nella città ben duemila uomini della Guardia Nazionale e altre centinaia di agenti dello stato e dei dipartimenti di polizia di località limitrofe.
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Gli scontri si conclusero con una quarantina di poliziotti feriti e centinaia di arresti.
 
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view post Posted on 23/7/2021, 09:18
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«Per andare a Roma adesso ci vuole il passaporto» gridò Berardo. «Ogni giorno ne inventano un'altra».
«Perché?» domandò Baldissera. «Non è più dell'Italia?»
Il suo racconto fu molto confuso.
«Stavo alla stazione» disse. «Avevo fatto il biglietto. È entrata una pattuglia di carabinieri e han cominciato a domandare le carte a tutti, a chiedere le ragioni del viaggio. Io ho subito detto la verità e cioè che volevo andare a Cammarese per lavorare. Han risposto: "Bene, hai la tessera?». Che tessera? "Senza tessera non si lavora. «Ma che tessera?» Impossibile di avere una spiegazione chiara. Mi han fatto restituire il prezzo del biglietto e mi han messo fuori della stazione. Allora mi è venuta l'idea di andare a piedi fino alla stazione seguente e di prendere il treno di là. Appena fatto il biglietto, ecco due carabinieri. Dove vado? Dico, a Cammarese, per lavorare. Mi han domandato: «Fuori la tessera". E io, che tessera? Che c'entra la tessera? «Senza tessera non si può lavorare» , dicono "così è nel nuovo regolamento dell'emigrazione interna.«Ho cercato di convincerli che io non andavo a Cammarese per l'emigrazione interna, ma soltanto per lavorare. Però è stato tutto inutile. «Noi abbiamo degli ordini» hanno detto i carabinieri. «Senza tessera non possiamo permettere di salire in treno a nessun operaio che si trasferisca in altra regione per lavorare».
«Mi hanno fatto restituire il prezzo del biglietto e mi han messo fuori della stazione. Ma quella storia della tessera non mi andava giù. Sono entrato in una osteria e ho attaccato discorso con quelli che c'erano. «La tessera? Come, non sai che cos'è la tessera?» mi ha detto un carrettiere. «Durante la guerra non si parlava che di tessera». Ed eccomi nuovamente qui, dopo aver perduto la giornata».
Il più colpito dal racconto di Berardo fu il generale Baldissera che cercò fra le sue cartacce e tirò fuori un foglio stampato.
«Anche qui si parla di tessera» disse assai allarmato.
Infatti si parlava di tessera. La federazione dell'artigianato invitava perentoriamente il generale Baldissera a fornirsi della tessera di scarparo.
«Alcune settimane fa, anche Elvira ricevette una lettera simile» aggiunse Marietta. «Non c'è più libertà di lavoro. Le hanno scritto che se vuole continuare a esercitare l'arte della tintoria, deve pagare una tassa e fornirsi di tessera».
Questa coincidenza delle lettere arrivate a Fontamara e degli incidenti toccati a Berardo mi indussero ad avanzare il dubbio che probabilmente doveva trattarsi di una burla.
«Cosa c'entra il Governo con l'arte dello scarparo e del tintore?» dissi. «Cosa c'entra il Governo coi cafoni che vanno in cerca di lavoro da una provincia all'altra? I governanti hanno altro da pensare» dissi. «Questi sono affari privati. Solo in tempo di guerra si ammettono prepotenze simili. Ma adesso non siamo in guerra».
«Cosa ne sai tu?» mi interruppe il generale Baldissera. «Cosa ne sai tu se siamo in pace o in guerra?»
Questa domanda ci impressionò tutti.
«Se il Governo impone la tessera, vuol dire che siamo in guerra» continuò in tono lugubre il generale.
«Contro chi la guerra?» chiese Berardo. «È possibile che siamo in guerra senza che se ne sappia nulla?»
«Cosa ne sai tu?» riprese il generale. «Cosa ne vuoi sapere tu, cafone ignorante e senza terra? La guerra sono i cafoni che la combattono, ma sono le autorità che la dichiarano. Quando scoppiò l'ultima guerra, a Fontamara sapeva qualcuno contro chi fosse? Pilato s'incaponiva a dire che fosse contro Menelik. Simpliciano affermava che fosse contro i Turchi. Solo molto più tardi si seppe che era soltanto contro Trento e Trieste. Ma ci sono state guerre che nessuno ha mai capito contro chi fossero. Una guerra è una cosa talmente complicata che un cafone non può mai capirla. Un cafone vede una piccolissima parte della guerra, per esempio la tessera, e questo lo impressiona. "Il cittadino" vede una parte molto più larga, le caserme, le fabbriche d'armi. Il re vede un intero paese. Solo Dio vede tutto».
«Le guerre e le epidemie» disse il vecchio Zompa, «sono invenzioni dei Governi per diminuire il numero dei cafoni. Si vede che adesso siamo di nuovo in troppi».

Ignazio Silone - da "Fontamara
Fontamara è il primo romanzo di Ignazio Silone, pubblicato dapprima nel 1933 in lingua tedesca in Svizzera - dopo esser stato scritto nella Confederazione elvetica tra il 1929 e il 1931 - al tempo in cui l'autore era riparato all'estero per sfuggire alle persecuzioni del Regime fascista.
 
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