Le stronzate di Pulcinella

Fotografie che hanno fatto la storia

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view post Posted on 28/11/2017, 11:47
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22 novembre 1963. A Dallas, il Presidente statunitense John F. Kennedy viene assassinato.
In un omicidio tanto analizzato quanto poco chiaro, perdeva la vita un giovane presidente che era prima di tutto un uomo, un padre, un marito.
Avrei potuto trascrivere i dettagli di questo misterioso delitto, ma, mentre cercavo una fotografia adatta, sono stata colpita soprattutto da questa. Kennedy e la first Lady sorridono alla folla, visibilmente tranquilli e sereni, ignari del loro destino. Non immaginano cosa accadrà nei successivi minuti.
Questa è sostanzialmente una delle ultime fotografie di Kennedy che lo ritraggono ancora in vita e per questo deve avere un impatto completamente diverso dalle altre. Sono gli ultimi istanti dell'esistenza del presidente degli Stati Uniti, ma soprattutto di un uomo, e grazie al potere incredibile della fotografia, a distanza di cinquant'anni, noi possiamo vederli. Ci sembra quasi di essere sulla scena, di poter avvertire tutti del pericolo imminente, di poter mettere in guardia queste persone spensierate e invece siamo solo spettatori lontani nel tempo.



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Dopo la morte di suo marito, Jacqueline Kennedy rifiutò di rimuovere le macchie di sangue dal suo abito e protestò perché le avevano lavato il sangue dal volto e dalle mani ed i frammenti di cervello dai capelli. Continuò ad indossare il famoso vestito rosa con cui appare accanto a Lyndon Johnson durante il giuramento per la nomina del nuovo Presidente. Jacqueline disse a Lady Bird Johnson: «Voglio che vedano ciò che hanno fatto a John». Il coraggio e il contegno dimostrato nei momenti successivi all'assassinio del marito le procurarono un'enorme ammirazione.
Nella foto sono ben visibili le gambe macchiate di sangue della First Lady.


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Il 25 novembre 1963, dopo che il feretro di Kennedy fu esposto per una giornata nelle stanza orientale della Casa Bianca, fu il giorno del funerale e giornata di lutto nazionale.
Mentre veniva trasmesso il funerale, le vie delle città erano deserte; scuole, uffici, negozi e fabbriche erano quasi tutti chiusi.
Fu ordinato il silenzio nazionale alle 12.00 per cinque minuti, all'inizio del funerale.
Centinaia di migliaia di persone in Europa, in Unione Sovietica e Giappone guardarono il funerale trasmesso via satellite dalle TV.
Tutte le religioni ed i fedeli commemorarono Kennedy. Non si contava una tale presenza di presidenti, primi ministri e sangue reale a un funerale di Stato se non a quello del re britannico Edoardo VII del Regno Unito del 1910.
Tutte le autorità passavano però in secondo piano davanti alla vedova e ai due bambini di Kennedy. Indimenticabile divenne il saluto militare del piccolo John Kennedy Jr. rivolto alla bara del padre (il bambino festeggiava inoltre il suo terzo compleanno proprio quel giorno).


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Una bellissima e terribile foto dei funerali di John F. Kennedy presso il Capitol Building il 25 novembre 1963. Il fotografo é George F. Mobley.
 
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view post Posted on 30/11/2017, 09:15
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Misterioso suicidio di una giovane cameriera:

Siamo ad Alleghe, caratteristico paesino del comprensorio dolomitico, in provincia di Belluno. L’anno è il 1933, esattamente, il 9 maggio del 1933. La mattina è assolata, ci sono degli anziani seduti al bar, al centro del paese, proprio vicino all’Albergo Centrale, detto Il Centrale, c’è il barbiere, nel suo gabbiotto di legno, poco distante, in prossimità del vicolo la Voi, quello che porta al lago, e c’è Emma De Ventura, la cameriera ai piani del Centrale, che si affaccia da un balcone, sta riordinando una stanza. Tutti la vedono, è una ragazza giovane e carina, qualcuno la sente anche cantare.

Il fidanzato, un camionista di Caprile, un paese lì vicino, è appena andato via, si è fermato a bere un caffè con lei. Nulla di strano. Tutto procede secondo la routine quotidiana. Emma rientra dal balcone e tutti tornano alle proprie faccende. Passano circa trenta minuti, poi, Adelina Da Tos, figlia dei proprietari del Centrale, Elvira Riva e Fiore Da Tos, boss della famiglia più ricca e potente del paese, esce correndo dall’albergo e dà l’allarme. Emma si è uccisa, è in una pozza di sangue, su, nella camera numero 6. Si è uccisa per amore. Lo sostengono i datori di lavoro, il parroco e anche il medico condotto, che per primo ha effettuato i rilievi



La bottiglietta con il veleno era chiusa:Ma Emma non sembrava, a detta di chi l’ha vista quella mattina e dei parenti, particolarmente triste e depressa tanto da togliersi la vita. In quella camera, la numero 6, c’è poi qualcosa di strano, di poco logico. Stando alla ricostruzione, la ragazza si sarebbe uccisa bevendo, prima, della tintura di iodo che, provocandole poi dolori inimmaginabili, l’avrebbe spinta a farla finita, velocemente, tagliandosi la gola con un rasoio.

La bottiglietta che conteneva il veleno, però, è chiusa e sistemata su un ripiano e il rasoio si trova sul comodino, a sei passi di distanza da dove giace morta Emma. Ma tutto questo non importa, per le autorità Emma Da Ventura si è suicidata, caso archiviato, chiuso. Ad Alleghe torna così la routine quotidiana.



Un altro cadavere: per le Autorità altro suicidio

Aldo Da Tos, l’altro figlio dei Da Tos, quello che gestisce la macelleria di proprietà, un negozio poco distante dal Centrale, si sposa con una ragazza, Caterina Finazzer, appartenente, anche lei, a una famiglia facoltosa. Il matrimonio si fa, anche se Caterina sembra poco convinta. La morte di Emma, le voci strane che girano ad Alleghe, il potere dei Da Tos, la mancanza di un vero sentimento per Aldo, insomma, un insieme di cose che a un matrimonio combinato non fanno certo bene. Comunque, Aldo e Caterina sposi partono per il viaggio di nozze.

Sono prima a Roma e poi a Venezia. E qui, nella Laguna veneta, qualcosa accade, i due, infatti, tornano a casa prima del previsto, in fretta e furia, e Caterina è tutt’altro che tranquilla. Chiama subito la madre, dicendole di venire a prenderla ad Alleghe il giorno dopo. Vuole andare via, ma non ci riesce. Il giorno dopo, infatti, il 4 dicembre 1933, il suo corpo, esanime, galleggia nelle fredde acque dell’imbarcadero. Un altro suicidio, dicono tutti. Era depressa, soffriva di sonnambulismo ed è caduta, accidentalmente, nel lago.

Il cadavere di Caterina, però, presenta dei lividi sul collo che sembrano proprio segni di dita. No, per il medico legale sono solo i primi segni della putrefazione. Dobbiamo qui ricordare che Caterina è morta da poche ore e le acque in cui è stata ritrovata sono ghiacciate, tanto da ritardare l’inevitabile processo putrefattivo.
 
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view post Posted on 3/12/2017, 12:41
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Il ritrovamento del cadavere di Giacomo Matteotti


E' il 16 agosto 1924 il corpo di Matteotti fu ritrovato per caso solo il 16 agosto, tra le 7:30 e le 8 del mattino, dal cane di un brigadiere dei Carabinieri in licenza, Ovidio Caratelli nella macchia della Quartarella, un bosco nel comune di Riano.
Giacomo Matteotti (Fratta Polesine, 22 maggio 1885 – Roma, 10 giugno 1924), deputato socialista, fu rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini, probabilmente per volontà di Benito Mussolini, a causa delle sue denunce dei brogli elettorali attuati dalla nascente dittatura nelle elezioni del 6 aprile 1924, e delle sue indagini sulla corruzione del governo, in particolare nella vicenda delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil. Matteotti, nel giorno del suo omicidio (10 giugno) avrebbe dovuto infatti presentare un nuovo discorso alla Camera dei deputati - dopo quello sui brogli del 30 maggio - in cui avrebbe rivelato le sue scoperte riguardanti lo scandalo finanziario coinvolgente anche Arnaldo Mussolini, fratello del duce.


1918:la resa della Germania


Siamo nel 1918, l’11 di novembre , l’Impero germanico rappresentato dal Segretario di Stato Matthias Erzberger, dal Conte Alfred von Oberndorff del ministero degli Esteri, dal Generale Detlof von Winterfeld dell’esercito imperiale e dal Capitano Ernst Vanselow, della marina imperiale, siglò il trattato di resa che sancì la fine della Prima Guerra Mondiale, consegnandolo nelle mani del Maresciallo Ferdinand Foch per la Francia, dell’Ammiraglio Rosslyn Wemyss per la Gran Bretagna e dell’Ammiraglio Hope e Capitano di Marina Mariott per gli Stati Uniti d'America. Ciò avvenne in un vagone ferroviario, nella fattispecie in uno dei vagoni ferroviari che facevano parte del treno con il quale si spostava il comando francese.

 
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view post Posted on 4/12/2017, 09:50
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Siamo nel 1976 ed era il 3 dicembre quando all indirizzo di 56 di Hope Road di Kingston si trovavano nella loro abitazione, Bob Marley con la moglie Rita e Don Taylor. Mancavano due giorni allo “Smile Jamaica”, un grande concerto gratuito organizzato dal primo ministro della Giamaica, Micheal Manley. Su quel palco sarebbe salito anche Robert Nesta Marley che accettò di partecipare per cercare di alleggerire le tensioni createsi tra i due gruppi politici in guerra.
Qualcuno però vide l’adesione di Marley al concerto organizzato da Manley, come una presa di posizione politica del re del reggae: alcuni individui a volto coperto, raggiunsero in auto il 56 di Hope Road e fecero irruzione lasciando partire alcuni colpi di arma da fuoco. Un proiettile di rimbalzo andò a colpire il gomito di Bob che riportò lievi ferite anche al petto: Taylor e Rita riportarono ferite più gravi ma che per fortuna furono curate senza conseguenze. Un episodio che colpì molto Marley e che poteva avere un esito ben peggiore.
Nonostante questo episodio Bob Marley, il 5 dicembre 1976, salì sul palco dello “Smile Jamaica” e senza timore che qualcuno dalla folla potesse cercare nuovamente di colpirlo, si esibì come da programma. Quando qualcuno gli chiese perchè avesse cantato quella sera lui rispose con quella che divenne una delle sue più celebri frasi: “Perché le persone che cercano di far diventare peggiore questo mondo non si concedono un giorno libero… Come potrei farlo io?!“.
 
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view post Posted on 5/12/2017, 16:06
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Il 2 dicembre 1991 l'immunologo professor Aiuti bacia Rosaria Iardino, sieropositiva, per dimostrare che il virus HIV non è trasmissibile attraverso un semplice bacio o contatto fisico.
Con questo forte gesto, il dottore informa la comunità su un "falso mito" riguardante la via di trasmissione e, soprattutto, abbatte milioni di pregiudizi.
 
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view post Posted on 5/12/2017, 20:17
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29 giugno 1933 :Primo Carnera vince il titolo mondiale dei pesi massimi


In questa foto storica , Primo Carnera fa il saluto romano, dopo di aver vinto il titolo mondiale dopo di aver sconfito al sesto round lo statunitense Jack Sharkey.


1960, il diciassettenne Yamaguchi uccide il politico socialista Asanuma con una coltellata nelle strade di Tokio



L’ultima esecuzione pubblica negli USA nel 1936


 
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naufragio della nave Heleanna


28 agosto 1971, poche miglia al largo di Monopoli (BA), a causa di una fuga di gas, naufraga la nave Heleanna con a bordo 1174 passeggeri: alla fine si conteranno 20 morti, 39 dispersi e 270 feriti.

Arresto di Al Capone


16/06/1931, il gangster italo-americano Al Capone viene arrestato per frode fiscale. Solo così, la polizia di Chicago riesce a mettere le mani sul maggior protagonista della criminalità organizzata degli anni ‘20. Potentissimo, padrone del commercio clandestino degli alcolici a Chicago, il gangster italo-americano Al Capone, soprannominato” Scarface” per la cicatrice sul volto, era fino ad allora riuscito a farla franca.

Il 10 giugno l'Italia vince il suo primo titolo ai Mondiali di calcio.

Il campionato mondiale di calcio 1934 o Coppa del mondo Jules Rimet del 1934 è stata la seconda edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili organizzato dalla FIFA ogni quattro anni.
Si disputò in Italia dal 27 maggio al 10 giugno 1934 e fu vinto dall'Italia, che in finale sconfisse per 2-1 la Cecoslovacchia dopo i tempi supplementari.




 
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Eccola la meraviglia
Incredibilmente bella quanto geometricamente perfetta, questa famosissima fotografia della Terra venne scattata il 7 dicembre 1972 dall'equipaggio dell'Apollo 17. È una delle immagini più distribuite nella storia della fotografia in quanto una delle poche che ritraggono la terra completamente illuminata. Al momento dello scatto infatti, il Sole era alle spalle degli osservatori illuminando così la sfera perfetta del nostro pianeta.
Da quella distanza, la Terra appariva agli astronauti come una biglia da cui prese poi il nome lo scatto stesso (blue marble è traducibile dall'inglese come "biglia blu"), anche se il nome ufficiale dell'immagine è AS17-148-22727.
La NASA ne riconosce la paternità all'intero equipaggio della missione composto da Eugene Cernan, Ronald Evans e Harrison Schmitt poichè durante la missione, tutti avevano fatto fotografie con macchine fotografiche dello stesso tipo, per cui era impossibile affermare con certezza chi avesse scattato la fotografia.
L'Apollo 17 fu l'ultima missione che portò un equipaggio umano sulla luna, per cui nessun altro essere umano da allora ha avuto la possibilità di scattare una foto che ritraesse tutta la Terra come in Blue Marble.
 
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view post Posted on 11/12/2017, 19:23
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“Una coppia bellissima, due persone votate l’una all’altra, due persone innamorate”.
Non stiamo parlando di due attori, ma di due fotografi e non due fotografi qualunque.
Lui è Robert Capa, “il più grande fotografo di guerra di tutti i tempi”, mentre lei è Gerda Taro, la sua musa, discepola e amante. Il loro sorriso complice venne qui colto da un collega, Fred Stein, durante un caffè a Parigi nel 1935.
Due anni dopo questa foto, Gerda morirà nella più tragica delle maniere (sventrata da un carro armato) a soli 26 anni preoccupandosi delle sue macchine fotografiche mentre si tiene le viscere con la sola pressione delle mani e divenendo la prima donna reporter a morire sul campo.
Capa non si riprenderà mai dalla scomparsa della sua vivace, passionale e bellissima compagna, conservando in tasca questa fotografia per quasi vent'anni, fino alla sua morte in Indocina.
Robert Capa, il più famoso fotografo di guerra.
Tutti conosciamo almeno una delle sue famose fotografie e abbiamo potuto analizzare le storie nascoste dietro ad alcune di esse, ma in pochi conoscono la storia del loro autore.
Iniziamo dicendo che Robert Capa non solo non era americano, ma non era nemmeno reale. Il vero nome del fotografo era infatti Endre Ernő Friedmann ed era un ebreo ungherese.
Costretto a fuggire in Francia, conosce lì la sua compagna di vita Gerda Taro. E' la giovane che crea il personaggio di Robert Capa. Un po' per sfida, un po' per convenienza, pensano a questo personaggio di un grande e famoso fotografo americano giunto a Parigi per lavorare in Europa.
Fu proprio grazie a questo stratagemma che le commissioni per Endre moltiplicarono permettendo a lui e a Gerda (che usa il nome di Capa come il compagno) di guadagnare moltissimi soldi.
A quel punto Endre decide di assumere legalmente anche il nome di Robert Capa divenendo il famoso fotografo che prima fingeva solo di essere.
 
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La strage di Ustica



La strage di Ustica fu un incidente aereo avvenuto alle 20:59 UTC+2 del 27 giugno 1980 durante il volo di linea IH870 tra Bologna Borgo Panigale e Palermo Punta Raisi effettuato dall'aeromobile Douglas DC-9 della compagnia aerea Itavia.
Il velivolo, all'ora indicata in epigrafe, perse contatto radio con l'aeroporto di Roma-Ciampino e fu ritrovato, squarciato, sul fondo del braccio di mare compreso tra le isole tirreniche di Ponza e Ustica, Nell'incidente morirono tutti gli 81 occupanti dell'aeromobile, tra passeggeri ed equipaggio.
Al 2017 diversi aspetti dell'incidente non sono ancora chiariti in maniera compiuta, a partire dalla dinamica stessa.

Il Mig libico caduto sulla sila



18 luglio – Castelsilano: sui monti della Sila, in Calabria, vengono ritrovati i resti di un Mig23, aereo militare dell'aeronautica libica; morto l'unico pilota dell'aereo, Azzedin Fadal Kalil. L'inchiesta non è riuscita a spiegare né le cause dell'incidente né il motivo per cui quell'aereo transitasse sui cieli italiani; alcune ipotesi giornalistiche sostengono che la caduta dell'aereo sia riconducibile alla strage di Ustica.

Strage di Bologna


La strage di Bologna, compiuta la mattina di sabato 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna, è il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra, da molti indicato come uno degli ultimi atti della strategia della tensione.
Come esecutori materiali furono individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari, tra cui Valerio Fioravanti. Gli ipotetici mandanti sono rimasti sconosciuti, ma furono rilevati collegamenti con la criminalità organizzata e i servizi segreti deviati.
Nell'attentato rimasero uccise 85 persone e oltre 200 rimasero ferite. Le indagini si indirizzarono quasi subito sulla pista neofascista, ma solo dopo un lungo iter giudiziario e numerosi depistaggi (per cui furono condannati Licio Gelli, Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte e Francesco Pazienza), la sentenza finale del 1995 condannò Valerio Fioravanti e Francesca Mambro «come appartenenti alla banda armata che ha organizzato e realizzato l'attentato di Bologna» e per aver «fatto parte del gruppo che sicuramente quell'atto aveva organizzato», mentre nel 2007 si aggiunse anche la condanna di Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca dei fatti.
 
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Prima guerra del Golfo


Cominciò il due agosto del 1990 quando l'Iraq invase il Kuwait: è ricordata come la prima guerra trasmessa in diretta televisiva.
La situazione era tesa da settimane e l’Iraq aveva schierato delle truppe vicino al confine, secondo l’intelligence nient’altro che una messinscena per ottenere concessioni diplomatiche. Ma le ultime informazioni arrivate quel pomeriggio mostravano che la quantità di truppe spostate era oramai troppo ingente per essere soltanto una dimostrazione di forza. Bush concordò con i suoi consiglieri che una telefonata a Hussein era l’unica strada per fermare le ostilità. Mentre cercavano un modo di mettersi in contatto con il governo iracheno, arrivò la notizia che le truppe irachene avevano oltrepassato il confine con il Kuwait. Nel Golfo Persico erano le due di notte del due agosto 1990.
L’invasione aveva colto gli Stati Uniti di sorpresa, ma già il 4 agosto, dopo una riunione con i capi dell’esercito, Bush decise di intervenire militarmente. Nel frattempo i paesi arabi cercarono di persuadere Hussein ad abbandonare l’Iraq mentre le Nazioni Unite emanavano una risoluzione dopo l’altra chiedendo all’Iraq di ritirarsi (ne avrebbero approvate 12 in tutto prima dell’intervento militare). La preparazione dell’invasione fu meticolosa e richiese sei mesi di lavoro. Temendo un attacco iracheno, re Fahd dell’Arabia Saudita chiese all’assemblea degli Ulema, la più alta autorità religiosa saudita, di emettere una fatwa in cui si autorizzava l’ingresso di truppe americane nel paese. Nel giro di pochi mesi mezzo milione di soldati americani ed enormi quantità di materiale bellico furono schierate lungo il confine iracheno (la decisione degli Ulema scandalizzò profondamente quello che allora era ancora un semi-sconosciuto rampollo di una ricca famiglia saudita, Osama Bin Laden).
La vera e propria “guerra in diretta TV” cominciò la notte del 17 gennaio, quando l’aviazione americana iniziò a bombardare l’esercito iracheno.
La campagna aerea durò cinque settimane e impiegò più di duemila aerei americani e degli altri alleati. Furono compiute più di centomila missioni e vennero sganciate quasi centomila tonnellate di bombe. L’esercito iracheno fu praticamente distrutto nel corso della campagna aerea, insieme a molte infrastrutture del paese, come ponti, strada e centrali elettriche. Almeno diecimila soldati iracheni furono uccisi nei bombardamenti, in particolare quando le colonne di soldati cominciarono a ritirarsi dal Kuwait e furono attaccate lungo quella che i piloti americano ribattezzarono “l’autostrada della morte”. Tra i due e i tremila civili furono uccisi negli attacchi aerei.
Il 24 febbraio cominciò l’operazione terrestre che durò soltanto cento ore. Gli iracheni si arresero in massa in tutto il Kuwait e nelle zone dell’Iraq attaccate e soltanto piccoli gruppi organizzarono delle disperate sacche di resistenza. Hussein diede ordine alle truppe in ritirata di incendiare i pozzi di petrolio del Kuwait, una misura disperata le cui conseguenze sulla salute dei kuwaitiani si vedono ancora oggi. Il 28 febbraio le truppe della coalizione terminarono la liberazione del paese e il presidente Bush proclamò un cessate il fuoco unilaterale. Dal suo punto di vista la guerra era stata un incredibile successo. Le perdite della coalizione ammontavano a poche centinaia di uomini tra morti e feriti, le perdite tra i civili iracheni erano state contenute e la stampa, in parte sedotta dal nuovo modo di raccontare la guerra con immagini e filmati, contribuì a dare del conflitto un’immagine più che positiva.


Il Morbo della mucca pazza


In effetti si tratto' di encefalopatia spongiforme bovina.
Il primo caso di avvenne nel Regno Unito nel 1986 quando il laboratorio centrale di veterinaria di Weybridge identificò, in un allevamento nella regione dell'Hampshire, un esemplare dal quadro clinico preoccupante.
L'insorgenza della malattia era da ricollegarsi, più che all'uso di farine di carne, a modifiche nel processo di produzione delle stesse: per eliminare l'eccesso di grassi si usavano dei solventi potenzialmente pericolosi e/o cancerogeni; sospetti di tossicità sul solvente che li doveva sostituire, fecero sì che se ne abbandonasse l'uso, sostituendolo con un processo di semplice pressione, in cui però le temperature raggiunte non erano più in grado di inattivare i prioni, come invece avveniva nell'uso di solventi.
I primi sintomi, di carattere neurologico, si rivelavano con modifiche del comportamento, ansietà e aggressività, seguite da perdita dell'appetito, della montata lattea e dell'equilibrio.
Per contrastare il fenomeno vennero presi diversi provvedimenti normativi: con il D.P.R. 19 ottobre 2000 n. 437 di istituzione della cosiddetta "anagrafe bovina" e con legge 9 marzo 2001 n. 49, che dispose per la distruzione del materiale specifico a rischio per encefalopatie spongiformi bovine e delle proteine animali ad alto rischio, e con l'etichettatura delle carni bovine che consente la tracciabilità e la trasparenza delle informazioni ai consumatori.


Il Presidente degli Stati Uniti Clinton e lo scandalo sessuale


Una foto che in poche ore fece il giro del mondo.
Si tratto' del famoso Sexgate, termine per indicare lo scandalo politico-sessuale che coinvolse il presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton durante il suo secondo mandato: Clinton fu infatti protagonista di un tradimento extraconiugale con Monica Lewinsky, una stagista ventiduenne della Casa Bianca.

 
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La fucilazione di Nicolae Ceaușescu e della moglie Elena


Nell’ultimo anno della sua dittatura in Romania, Ceausescu perse potere e si ritrovò sempre più isolato, in parte abbandonato anche dal Partito Comunista. Nel dicembre dell’89, nell’ambito delle rivoluzioni che sancirono la fine dei paesi comunisti europei, scoppiò un’insurrezione violenta — ufficialmente spontanea, secondo alcuni incentivata da generali a lui vicini — a Bucarest e a Timisoara, che culminò il 21 dicembre in un raduno di massa in quella che in seguito fu rinominata Piazza della Rivoluzione. Il giorno seguente la rivoluzione arrivò in tutte le città della Romania e, con il palazzo sotto assedio, la coppia Ceausescu scappò in elicottero. I due, dopo una rocambolesca fuga in automobile nelle campagne rumene, vennero arrestati dalla polizia che lì consegnò all’esercito. Furono condannati a morte il 25 dicembre con l’accusa di genocidio per la repressione della rivoluzione e per essersi arricchiti nel ridurre la popolazione in povertà. Il plotone sparò oltre 100 colpi ai coniugi e le immagini dei loro cadaveri, insieme a quelle del processo, vennero mandate in diretta nazionale sia il giorno dopo che nel giorno di Natale degli anni successivi.

L'assassinio di John Lennon


8 dicembre – New York: quattro colpi di revolver, sparati dallo squilibrato Mark Chapman, uccidono l'ex-Beatle John Lennon.
Non c'è mai stato mistero su chi sparò i quattro colpi alla schiena di John Lennon, davanti al Dakota Building di New York, l'8 dicembre 1980.
In effetti, mentre l'ex Beatle giaceva morente tra le braccia della moglie Yoko Ono, l'uomo con la pistola, Mark David Chapman, abbandonò la posizione di sparo in stile militare e, invece di scappare, si mise a leggere " Il giovane Holden ".Un testimone gli chiese se si rendeva conto di quello che aveva fatto."Ho appena sparato a John Lennon", rispose Chapman, che era arrivato in aereo dalle Hawaii, con la pistola, con quell'unico scopo.

L' omicidio di Paul Castellano:il padrino della famiglia Gambino


Pochi minuti prima delle ore 18 del 16 dicembre 1985, Thomas Bilotti (23 marzo 1940 - 16 dicembre 1985) e Paul Castellano (Brooklyn, 20 giugno 1915 - 16 dicembre 1985) sono caduti in un'imboscata fuori Sparks Steak House a Manhattan. A quanto pare organizzato dal Boss John Joseph Gotti jr, (New York City, 27 ottobre 1940 - Springfield, 10 giugno 2002).
Si dice che l'esecuzione fatale era stato compiuto da Frank DeCicco, Giacomo Failla, Gene Gotti e Armando Dellacroce, che erano contro il divieto secolare sugli stupefacenti come business alternativo.
Dalle testimonianze si è appreso che mentre Castellano usciva dall'auto, due uomini armati si avvicinarono a lui e gli spararono sei proiettili, compreso un colpo finale alla testa. A quel punto Bilotti uscì e fu subito avvicinato dagli altri tiratori; venne colpito da sei proiettili.
 
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Siamo nel dicembre 1913 al ritrovamento della Gioconda dopo due anni dal suo furto
Correva il giorno 21 agosto 1911, giorno di chiusura del Louvre,quando Vincenzo Peruggia entrò liberamente nel museo e senza essere notato, staccò la Gioconda dal muro, l'avvolse nella sua giacca e uscì indisturbato. Peruggia tornò a casa in autubus sempre nell'indifferenza generale. Scoperto il furto e avviate le indagini, fu erroneamente arrestato, come possibile complice, anche Pablo Picasso.
Anche Peruggia venne interrogato e la sua modesta stanza fu sottoposta ad un'ispezione che ebbe esito negativo poiché la Gioconda era nascosta in un apposito spazio ricavato sotto l'unico tavolo.
Nel 1913 il collezionista d'arte Alfredo Geri decise di organizzare una mostra nella sua galleria chiedendo ai privati, tramite un annuncio sui giornali, di prestargli alcune opere. Egli ricevette da Parigi una lettera nella quale veniva proposta la vendita della Gioconda a patto che il capolavoro tornasse in Italia e fosse lì custodito. Fissato un incontro per l'11 dicembre 1913 in un albergo di Firenze, Geri si presentò con il direttore della galleria che dopo aver visto il quadro lo prese in custodia per esaminarlo. Vincenzo Peruggia fu arrestato il giorno seguente dai carabinieri che lo prelevarono dalla stanza di un albergo.
Peruggia affermò sempre di aver compiuto il furto per patriottismo in quanto la visione su un opuscolo del Louvre di quadri italiani portati in Francia da Napoleone I provocò in lui un senso di vendetta: voleva restituire all'Italia almeno uno di quei dipinti, non importava quale. Quando uscì di prigione, dopo una pena estremamente mite di 7 mesi e 8 giorni, Peruggia trovò un gruppo di studenti toscani che gli offrirono il risultato di una colletta, a nome di tutti gli italiani: 4.500 lire.
Durante il processo, il pubblico favorevole a Peruggia per amor di patria, invocò l'infermità mentale. Questa venne confermata dall'indovinello postogli dal medico psichiatra del tribunale professor Paolo Amaldi: -Su un albero ci sono due uccelli. Se un cacciatore spara ad uno di essi, quanti ne rimangono sull'albero?- -Uno!- rispose Peruggia. -Deficiente!- tuonò il medico. Infatti la risposta alla domanda era zero, (perché l'altro sarebbe scappato)
 
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view post Posted on 20/12/2017, 12:39
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Il ritrovamento del corpo di Pier Paolo Pasolini


Il corpo martoriato di Pier Paolo Pasolini fu trovato da una donna di borgata alle 6,30 del mattino di domenica 2 novembre 1975 in uno squallido spiazzo dell'Idroscalo di Ostia.
Una morte violenta, ucciso da un ragazzo di vita durante una notte di peccato tra le baracche di Ostia. Nessuno nota la Giulia 2000 GT Veloce proveniente da Roma con a bordo Pasolini e il diciassettenne Pino Pelosi, ragazzetto della borgata Setteville di Guidonia.

La salma di Mussolini trafugata


Venuti a conoscenza del luogo di sepoltura di Benito Mussolini, nella notte tra il 22 e il 23 aprile 1946, Leccisi, Rana e Parozzi , tre giovani nostalgici ,si resero protagonista del clamoroso gesto del trafugamento della salma del Duce. Approfittando di una rivolta in corso nel carcere milanese di san Vittore che impegnava le forze dell'ordine penetrarono all'interno del cimitero di Musocco dove disseppellirono la salma e la portarono via con una carriola.
Una volta trafugata, la salma fu custodita in un luogo segreto: secondo la testimonianza dello stesso Leccisi fu portata a Madesimo, paese in alta montagna a poche ore da Milano. L'azione portata a termine dalla squadra di Leccisi ebbe enorme risonanza nazionale e il ministro Giuseppe Romita incaricò i migliori investigatori di venire a capo della faccenda. Già il 29 aprile fu arrestato Rana. Il 7 maggio Leccisi consegnò la salma a due frati minori del convento di Sant' Angelo di Milano. I due frati erano padre Enrico Zucca e padre Alberto Parini, quest'ultimo era fratello dell'ex Capo della Provincia di Milano Piero Parini.
Il 12 agosto le spoglie di Mussolini furono recuperate dalle autorità e trasportate nel convento dei cappuccini di Cerro Maggiore, vicino a Legnano, dove rimasero fino al 1957, quando il governo Zoli le restituì alla famiglia di Mussolini, consentendone la traslazione a Predappio.


Il massacro del Circeo


Con l'espressione massacro del Circeo si designa il fatto di cronaca nera avvenuto nel comune italiano di San Felice Circeo (sul litorale pontino, nella zona dell'omonimo promontorio sul mar Tirreno) tra il 29 e il 30 settembre 1975.

Il fatto coinvolse le giovani amiche Donatella Colasanti (Roma, 1958) e Rosaria Lopez (Roma, 1956), residenti nella capitale d'Italia, le quali furono attirate da Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira in una villa di proprietà della famiglia di quest'ultimo, col pretesto dell'invito a una fantomatica festa, e qui torturate ferocemente fino a provocare la morte di una di loro.
Per più di un giorno e una notte le due ragazze furono violentate, seviziate e massacrate dai tre, che nel mentre le insultavano con toni di odio sia misogino sia di censo, inveendo con recriminazioni ideologiche contro le donne e il ceto meno abbiente, ancor più insensate in quanto rivolte a due ragazze semplici che mai s'erano interessate di politica.

Nel mezzo delle torture Guido si assentò momentaneamente per cenare a Roma con i propri familiari, poi fece ritorno al Circeo e si riunì ai suoi amici aguzzini. Le ragazze vennero drogate e Rosaria Lopez venne trascinata nel bagno al piano superiore della villa: qui fu ulteriormente picchiata e infine annegata nella vasca da bagno.

Fatto ciò, i tre tentarono di strangolare con una cintura la Colasanti e seguitarono a colpirla selvaggiamente. In un momento di disattenzione degli aguzzini, Donatella riuscì a raggiungere un telefono e cercò di chiedere aiuto, ma fu scoperta e ulteriormente colpita con una spranga di ferro. A quel punto ella si lasciò cadere a terra e si finse morta: gli aguzzini credettero di averla ammazzata e la rinchiusero insieme al cadavere della Lopez nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca intestata al padre di Gianni Guido, Raffaele. I tre poi si accomodarono nell'abitacolo e ripartirono alla volta di Roma, intenzionati a disfarsi dei cadaveri.
Arrivati nei pressi della casa di Guido, i tre decisero di andare a cenare in un ristorante (ove poi vennero alle mani con un paio di giovani militanti comunisti incrociati per caso). Lasciarono dunque la Fiat 127 con le due ragazze che credevano morte in via Pola, nel quartiere romano Trieste.

Non appena gli aguzzini si furono allontanati, Donatella Colasanti, pur se in preda a choc, iniziò a gridare e a sferrare colpi alle pareti del bagagliaio nel tentativo di richiamare l'attenzione. Alle ore 22:50 un metronotte si accorse dei rumori che provenivano dalla vettura.


La ragazza superstite fu tradotta in ospedale, ove le vennero diagnosticate diverse ferite gravi e la frattura del naso, con prognosi di oltre trenta giorni. In aggiunta le torture le avevano cagionato gravissimi danni psicologici, da cui non si riprese mai completamente.
 
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view post Posted on 21/12/2017, 11:57
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La conferenza di Jalta


questa foto storica riguarda la conferenza di Jalta che fu un vertice tenutosi dal 4 all'11 febbraio 1945 presso Livadija (3 km a ovest di Jalta), in Crimea, durante la Seconda guerra mondiale, nel quale i capi politici dei tre principali paesi Alleati presero alcune decisioni importanti sul proseguimento del conflitto, sull'assetto futuro della Polonia, e sull'istituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.
I tre protagonisti furono Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Iosif Stalin, capi rispettivamente dei governi degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito e dell'Unione Sovietica.
Per alcuni fu considerata l'origine della Guerra fredda e della divisione dell'Europa in blocchi contrapposti a causa soprattutto dell'aggressivo espansionismo sovietico.

I patti Lateranensi


Patti Lateranensi è il nome che è stato stabilito per gli accordi di mutuo riconoscimento tra il Regno d'Italia e la Santa Sede sottoscritti l'11 febbraio 1929, grazie ai quali per la prima volta dall'Unità d'Italia furono stabilite regolari relazioni bilaterali tra Italia e Santa Sede.
Presero il nome del Palazzo di San Giovanni in Laterano in cui avvenne la firma degli accordi, che furono negoziati tra il Cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per conto della Santa Sede e il Capo del governo primo ministro segretario di Stato nonché duce d'Italia Benito Mussolini per conto del Regno d'Italia.
Il rapporto tra Stato e Chiesa era precedentemente disciplinato unilateralmente dalla cosiddetta «legge delle Guarentigie», approvata dal Parlamento italiano il 13 maggio 1871 dopo la presa di Roma. La legge delle Guarentigie non venne mai riconosciuta dai Pontefici, da Pio IX in poi; la somma stanziata anno per anno dal governo italiano venne conservata in un apposito conto, in attesa di concludere un accordo con la Santa Sede.



 
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