Le stronzate di Pulcinella

Il generale Bellomo e l'ingiustizia dei vincitori

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/5/2019, 09:21
Avatar

Pulcinella291 Forum

Group:
AMMINISTRAZIONE
Posts:
42,100

Status:


foto-nicola-bellomo



Quello che vedete nella foto è il generale di divisione Nicola Bellomo (Bari 1881 — Nisida 1945), croce al merito di guerra, cavaliere dell’Ordine militare di Savoia, due volte medaglia d’argento al valore militare, ma giustiziato l 28 luglio 1945 dagli inglesi mediante fucilazione presso il carcere di Nisida per crimini di guerra.
Prima di esporre i fatti ,teniamo presente che Bellomo fu l'unico ufficiale dell'esercito italiano fucilato per "crimini di guerra".
Forse molti altri avrebbero meritato la stessa fine, ma si sa, la storia non sempre ci è raccontata come si dovrebbe .
L’accusa che condusse Bellomo davanti al plotone di esecuzione nasceva da un episodio avvenuto nel novembre 1941, quando il generale aveva ordinato ai soldati sotto il suo comando di sparare contro due prigionieri inglesi che stavano tentando di evadere dal campo di concentramento di Torre Tresca, vicino Bari: dei due prigionieri, uno morì in seguito alle ferite riportate, mentre l’altro si ristabilì in poco tempo. Va detto che il comportamento di Bellomo, conforme ai regolamenti militari ed alla Convenzione dell’Aja, formò oggetto di due distinte commissioni di inchiesta, una nominata dallo Stato Maggiore italiano, l’altra dalla Legazione svizzera a Roma per conto del Governo inglese e dalla Croce Rossa. Ebbene, le due commissioni ritennero che il comportamento di Bellomo fosse pienamente legittimo e lo scagionarono da ogni possibile accusa.

download___243download___244images_285
E, infatti, quando gli anglo–americani sbarcarono in Italia, il nome di Bellomo non compariva nella lista dei soggetti ricercati per crimini di guerra mentre ci figuravano di Badoglio, di Graziani, di Roatta, ci fu aggiunto piu' tardi a seguio di un esposto anonimo.
Nella inchiesta che segui' non si tenne minimamente conto che dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 a Bari, il Generale Bellomo venne fortuitamente a conoscenza della notizia che il generale tedesco Sikenius aveva mandato dei guastatori per distruggere le principali infrastrutture portuali della città pugliese. Bellomo raccolse alcuni nuclei di militari italiani presso la caserma della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e della Guardia di Finanza. A questi si affiancarono dei genieri del 9º Reggimento guidati dal sottotenente Michele Chicchi. Con questi ridotti nuclei attaccò i guastatori tedeschi che avevano già preso posizione nei punti nevralgici della grande struttura. Costretti sulla difensiva, i tedeschi furono obbligati ad una ritirata da due attacchi condotti dal generale Nicola Bellomo e infine alla resa. Bellomo fu anche ferito durante questi scontri. Ritiratisi i tedeschi, gli inglesi poterono successivamente sbarcare a Bari in completa sicurezza, usufruendo di infrastrutture portuali pienamente efficienti.
Non solo, ma l'operato della Corte Marziale britannica non si avvalse delle due precedenti inchieste svolte l'una del Regio Esercito italiano e l'altra dalla Croce Rossa su input dello stesso Governo britannico e non fu permesso al generale Enrico Adami Rossi chiamato dalla difesa ma prigioniero degli americani, di poter testimoniare, mentre la testimonianza del generale De Biase, raccolta da un ufficiale dei carabinieri, non fu accettata poiché mancante della formula del giuramento.
Non si diede peso alle contraddittorie dichiarazioni del tenente Cooke (prima asserì che le sentinelle italiane gli spararono da distanza, poi ritrattò dicendo che fu il generale Bellomo in persona a sparare a bruciapelo a lui e al capitano Payne).
Bellomo fu inoltre accusato dai quattro militari italiani che avevano partecipato all'arresto del tenente Cooke e del capitano Playne che raccontarono versioni contrastanti tra loro. Il sottotenente Stecconi testimoniò di essere disarmato e che Bellomo aprì il fuoco senza dare alcun ordine.
Il soldato Gigante sostenne invece che fu dato l'ordine di fare fuoco ma di non aver fatto fuoco. Il soldato Olivieri raccontò anch'esso di aver ricevuto l'ordine di sparare ma di aver sparato in aria. Il soldato Curci sostenne anch'esso di aver sparato in aria e accusò anche Sommavilla. Testimoniarono tutti e quattro di non aver sparato ai prigionieri e che fu lo stesso generale ad uccidere il prigioniero, ma Bellomo era armato con la pistola mentre le ferite sul corpo dei due fuggitivi erano causate da proiettili di fucile.
In un suo libro Peter Tompkins - referente dell'OSS a Roma nel 1944 - sostiene, riprendendo le conclusioni di Ruggero Zangrandi, che il generale Bellomo fu vittima delle macchinazioni di Badoglio e dei monarchici che volevano eliminare un testimone pericoloso dei giorni della fuga del dopo 8 settembre. teniamo presente che Bellomo fu l'unico generale italiano che di propria iniziativa combatté i tedeschi e mantenne la città di Bari fino all'arrivo degli Alleati.
Possiamo quindi concludere che Il processo fu poco più di una farsa e che Bellomo (non volle mai chiedere la grazia) fu solo la vittima di giochi di potere o fu la vittima di gelosie. A distanza di tanti anni non è facile arrivare ad una conclusione univoca, ma è probabile che Bellomo sia stato denunciato da qualcuno che non sapeva rassegnarsi alla popolarità ed al prestigio che il generale si era conquistato combattendo contro i tedeschi a Bari il 9 settembre 1943 e cioè proprio nel momento in cui l’intero esercito italiano si stava sbandando ed in cui moltissimi ufficiali, anche di grado elevato, stavano gettando l’uniforme alle ortiche.
 
Web  Top
0 replies since 23/5/2019, 09:21   206 views
  Share