Un anno fa circa quando scrivevi di questo arbitro della vita cara amica mia Aurora
Giusto il tempo per qualche coriandolo, lanciato per aria con una leggerezza che aveva il peso e il respiro della primavera in arrivo e i colori accesi di spiderman il vestito di mio nipote Adriano. Non sapevamo nulla, un anno fa.
Forse, in realtà, non volevamo saperne nulla, perché qualche segno intorno a noi c'era.
Eravamo a caccia del paziente 0, certi che lo avremmo trovato e chiuso in fretta la questione, perché noi non siamo la Cina. Lo avremmo trovato, forti dei nostri tantissimi tamponi. Ne facevamo, forse, qualche migliaio al giorno ed era quello - si diceva - il motivo per cui in Italia iniziavano a scoprirsi i contagi: noi facevamo tanti tamponi, gli altri no.
Non sapevamo ancora, un anno fa, che i supermercati avrebbero iniziato a essere assaltati e svuotati di farina, pasta, scatolame e igienizzanti.
Pensavamo che nel giro di una decina di giorni, qualche settimana al massimo, tutto sarebbe passato, riconsegnandoci al nostro percorso. Più attenti e consapevoli, certo, ma sicuramente sollevati.
Poi è iniziata una primavera meravigliosa, nel cielo, e d'attesa, sotto il cielo.
Le chiusure. I flashmob, con i canti dai balconi alle 18 in punto. I decreti attesi e sempre ritoccati. I congiunti. I virologi sui giornali, alla radio, in tv, ovunque. Tanto da avere paura anche di aprire il frigorifero, sia mai di trovarci un Capua o un Crisanti dentro. Lì che ti aspettano, con il dito puntato.
Un anno fa ancora non sapevamo cosa e quanto sarebbe successo. Non potevamo nemmeno immaginare il come saremmo scivolati, lentamente, quasi ad avere un unico argomento di dibattito pubblico, né che ci saremmo arrivati con gli occhi pieni dei video del corteo di camion militari a Bergamo, né con le orecchie piene di "Andrà tutto bene".
Un anno fa non era ancora arrivato il tempo in cui iniziai a pensare che ne saremmo usciti migliori, ma sarebbe arrivato presto. Appena la faccenda assunse le proporzioni che poi abbiamo conosciuto, mi parve logico credere che avremmo cambiato qualcosa, cogliendo l'occasione per mettere a posto ciò che non andava.
È passato solo un anno.
Per certi aspetti, è stato un anno perso.
Sotto altri punti di vista, invece, ne è valsi dieci, a pesare qui, sulle spalle.
Allentato il lockdown, appena è stato possibile, la prima passeggiata che abbiamo fatto la scorsa primavera è stata fino al Santuario di Montenero.
Su quel pratone giorni fa dal sentiero che scende dal Telegrafo, ieri, qualche macchia gialla di mimosa a destra e sinistra.
La primavera timida bussa alla porta e ad aprirla per fortuna noi ci siamo ancora
Riflessioni su quanto nonostante tutto mi sento fortunato posso godere dell aria e della terra !!!