Le stronzate di Pulcinella

Ti conosco, mascherina! O no? Una storia che si perde nella notte dei tempi

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view post Posted on 10/10/2020, 12:41
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Le cerchiamo come un corredo che deve accompagnarci in questi sprazzi di nuova vita che dobbiamo ancora definire. Sono uno strumento talmente serio da essere al centro di una rigorosa discussione scientifica su qualità, caratteristiche e usi. E da quando sono diventate indispensabili sono strumento di speculazioni e truffe. Ma non sono una novità: noi usiamo il vezzeggiativo mascherine, ma la nostra vita è piena di maschere. Da sempre.
Una voce antichissima
L’origine della parola maschera si perde nel tempo, ma non seguendo i canali più consueti. Il dizionario Treccani la indica come voce preindoeuropea da masca «fuliggine, fantasma nero». Un’altra ipotesi, non molto lontana dalla prima, fa riferimento al latino tardo medievale masca, che significava strega, come attesta una esplicita citazione nell’Editto di Rotari (codice delle leggi longobarde, promulgato nel 643 e che cita «strigam, quod est Masca») e che è tuttora usato in Piemonte. Il GRADIT di Tullio De Mauro non si sbilancia e si ferma a definire incerta l’etimologia.


Dell’uso e del mistero
Che la maschera sia un oggetto di materiali diversi, adatto a coprire il volto o una parte di esso, nessuno lo discute. E parliamo di usi più disparati, a cominciare da quelli religiosi, fin dalla preistoria. Le maschere sono sempre state usate dall’uomo per i riti, le rappresentazioni o per il divertimento. Essa stessa è una rappresentazione, in origine della divinità. Non nasceva per nascondere il volto umano, a questo siamo arrivati molto di recente, ma per rivelare e offrire un riferimento preciso alla divinità.

Come tracce di memoria
Uno dei riti che ha visto l’uso di particolari maschere è quello dei morti. Prima dell’epoca delle immagini, il calco della faccia di un defunto riprodotto in bronzo, gesso, argilla o altro materiale, era uno dei pochi modi per ricordare la fisionomia dello scomparso. Se oggi abbiamo l’immagine del volto di Dante Alighieri, Filippo Brunelleschi, Ludwig Van Beethoven, Giacomo Leopardi, Voltaire, lo dobbiamo alle loro maschere mortuarie.

A teatro
Le maschere teatrali sono nate insieme al concetto stesso di rappresentazione. E non solo nell’antica Grecia dove le maschere comica e tragica accompagnavano le rappresentazioni con la doppia funzione di caratterizzare il personaggio (il giovane, il satiro, il rasato, cioè il più anziano dei vecchi) e renderlo identificabile anche a grande distanza, ma anche nel teatro orientale. La Commedia dell’Arte italiana ha ereditato la presenza di maschere sul volto dei suoi personaggi più noti come Arlecchino. Tra le più antiche maschere italiane vi sono i mamuthones sardi, con pelli di capra e campanacci che risuonano ad ogni movimento. Ancora oggi queste maschere sono utilizzate durante feste rituali nel centro-nord della Sardegna, accompagnata da altre maschere raffiguranti animali.

L’accompagnamento
Un significato secondario di maschera, legato al mondo dello spettacolo, definisce così l’inserviente che, nei cinema e nei teatri, ha l’incarico di verificare i biglietti degli spettatori o di accompagnarli ai posti già prenotati o rimasti liberi. Anticamente anche loro portavano la maschera.

A carnevale
L’origine delle maschere di carnevale è complessa: da una parte prevale l’uso di occultare la propria reale identità in giorni in cui le regole sociali sono sospese e i comportamenti capovolti, eredità liberatoria delle feste saturnali e dionisiache. Dall’altra la Commedia dell’Arte che ci ha regalato un arcobaleno di maschere regionali, dal napoletano Pulcinella, al bolognese Balanzone, al lombardo Arlecchino, al veneziano Pantalone. Personaggi al centro di ogni festa di carnevale, prima che i super eroi dei fumetti e del cinema - tutti rigorosamente in maschera - conquistassero l’immaginazione dei nostri bambini. Tanto che nel linguaggio maschera è passata per metonimia da accessorio a indicare tutto il personaggio. E si finisce per parlare di maschera anche quando il travestimento non riguarda il volto.

Andata e ritorno
Una delle evoluzioni più divertenti di questa antica parola è un cosmetico: quel mascara che viene usato per ispessire e allungare le ciglia e rendere gli occhi femminili ancora più attraenti di quanto non lo siano al naturale. È abbastanza intuitivo che mascara deriva da maschera ma ci arriva passando dall’inglese maskare, da mask, per denominare l’evoluzione moderna di quel cosmetico. Ovviamente il termine inglese faceva riferimento all’italiana maschera. Tutto torna.

In psicologia tradisce i sentimenti
Indossare una maschera è una metafora per distinguere i tipi di atteggiamenti tenuti nelle diverse situazioni della vita, quindi si può indossare la maschera dell’umile essendo in realtà arrogante, quella del burlone per fare i simpatici a tutti i costi, mettendo in rilievo un aspetto piuttosto che un altro della nostra personalità. La maschera che adottiamo davanti ad una notizia lieta come davanti ad una molto triste tradisce i nostri sentimenti, nell’espressione del nostro viso. Se sono autentici. Se sono falsi la maschera che indosseremo sarà una recita. E quando naso e bocca sono velati, gli occhi riacquistano una centralità assoluta di espressione: è a loro che spetta il compito di trasmettere la tristezza o il sorriso.

Per tutelare la salute
Le mascherine che siamo costretti a rincorrere in questo periodo sono prodotti della modernità. Ma in ogni pestilenza sono nate maschere per schermare il naso e la bocca e cercare di difendere possibili aree di contagio. Nella Venezia del medioevo, durante le pestilenze, i medici erano soliti indossare la «maschera dello speziale», chiamata così perché il lungo naso veniva riempito di spezie a un doppio scopo: in primo luogo coprire i miasmi emanati dai corpi degli appestati e secondariamente offrire una difesa, seppur debole, dal contagio per l’inalazione dell’aria. Funzionava poco ma dava a quei medici una immediata riconoscibilità e un’espressione inquietante che ha travalicato i secoli.
 
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view post Posted on 10/10/2020, 12:50
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Era sul corriere della sera bello questo articolo ci riconosciamo noi popolo di Facebook 😀
 
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view post Posted on 13/10/2020, 10:36

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Rispondo al commento precedente: Oltre all'aera d'origine, Chi legge il Corriere della Sera?
 
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view post Posted on 14/10/2020, 18:00
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Io ogni tanto lo leggo il corriere
 
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3 replies since 10/10/2020, 12:41   37 views
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