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| Vi è mai capitato, guardando un film o a teatro un attore a voi ben noto e di non riconoscerlo più come tale ma solo come il personaggio che sta interpretando? Ebbene, questo accade quando l'attore è di prima categoria e riesce, grazie alle sue capacità, a diventare il personaggio che sta interpretando anche se il volto rimane il suo. Altre volte invece personaggi che interpretano sé stessi, non riescono nemmeno ad essere credibili in quello che dicono. Magari sono stato un po' criptico, ma mi vengono in mente alcuni politici che parlano davanti alle telecamere tentando maldestramente di comunicare contenuti senza il minimo spessore. Neanche quando leggono discorsi scritti da altri si riesce ad ascoltarli con interesse. Tanti anni fa, parlando con alcuni amici con il solito sarcasmo che ci era consueto e lamentandoci - come da sport nazionale - dei politici che erano al potere, venne fuori l'idea di fare Alberto Sordi sindaco di Roma e Vittorio Gassman presidente della Repubblica. Avrebbero detto le cose giuste, ci avrebbero appassionato ed emozionato, li avremmo visti sempre con piacere. Ci siamo appunto detti che questi due grandi attori sarebbero almeno stati in grado di interpretare i loro ruoli alla perfezione, pur non essendo politici di mestiere. Poi Alberto Sordi lo ha fatto veramente il sindaco di Roma, per un giorno soltanto, mentre Gassman ha interpretato, con intelligenza ed autoironia, il menu di un ristorante, figuriamoci cosa avrebbe fatto nei discorsi del Presidente a reti unificate! Quale può essere la piccola e semplice morale di questa riflessione? O sei un grande professionista - ed allora sai perfettamente fare il tuo lavoro, qualunque esso sia - oppure devi almeno essere in grado di essere credibile, anche se sei senza arte né parte ed ecco spiegata anche la piccola frecciatina in apertura, rivolta a coloro che non riescono nemmeno a far finta di essere quello che dovrebbero essere. Purtroppo non solo i grandi attori sono ormai una razza in via d'estinzione, infatti sugli scranni istituzionali troviamo sempre più comparse (in)degne anche di quell' Io speriamo che me la cavo, nato dalla penna di quel geniale Marcello D'Orta "modesto maestro elementare", come amava definirsi.
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