Per 5 giorni la sua famiglia ha ricevuto minacce e insulti. Poi, sabato sera, le botte alla ragazza che ha solo 18 anni. Calci, minacce e spintoni. Tutto con un obiettivo: “affinché il papà capisca”.
Uno si chiede: è un episodio di mafia? Oppure siamo tornati agli anni di piombo?
No, è tutto per una partita di pallone. Esatto, una partita di pallone. Perché la ragazza è la figlia di Gianluca Grassadonia, allenatore del Pescara, che oggi dovrà incontrare sul campo la Salernitana che se dovesse vincere la partita andrà in serie A. Allora un gruppo di sedicenti tifosi della Salernitana, per mandare un messaggio all’allenatore, hanno aggredito la figlia.
Si rimane allucinanti da questa vicenda. Per la violenza espressa ma anche la pericolosa stupidità, l’idiozia scientifica che la circonda. Perché la violenza è sempre stupida, ma aggredire una persona affinché una squadra di pallone vinca qualcosa è il chiaro segnale dell’esistenza di un anello mancante tra l’uomo e la scimmia.
Punire con severità esemplare a norma di legge. E alla ragazza e tutta la sua famiglia tutta la solidarietà del mondo per questo vergognoso episodio, che è stato condannato anche dagli altri tifosi e della società stessa, che si sono schierati con la famiglia Grassadonia.
Scritto di Leonardo Cecchi