A proposito di favole.... Questa storia è una che riguarda le Paraolimpiadi eccola
Quella di Oney Tapia è una storia che merita davvero di essere raccontata.
Cubano di nascita, una grande passione per lo sport nazionale, il baseball. Poi l’arrivo in Italia, nel 2002, a 26 anni, a un’età in cui la carriera di un atleta è all’apice. Per lui, quella vera, non è ancora neanche all’orizzonte. Gioca professionalmente a baseball, poi a rugby. Solo che non basta per sbarcare il lunario, così Oney trova lavoro come giardiniere. È il 25 maggio del 2011 quando un enorme tronco, piegato dal taglio, gli crolla sul viso, all’altezza degli occhi, provocandogli lo scoppio dei bulbi oculari.
La diagnosi dei medici è impietosa: “Mi dissero che non avrei più visto.”
“All'inizio ridevo quando mi spiegavano quante cose possono fare i non vedenti, non mi sembrava possibile” racconterà un giorno, “anche perché quello era stato un mondo a me totalmente estraneo fino a quel momento. E invece ho scoperto che era vero.”
Abbandona baseball e rugby e si dà all’atletica paralimpica, specialità lancio del disco. Ed è un successo dietro l’altro. Primatista italiano nel 2013, argento a Rio 2016, campione europeo nel 2018 con tanto di record del mondo. Infine - è notizia di queste ore - lo storico bronzo a Tokyo nel getto del peso a 45 anni compiuti.
Nel frattempo si è tolto pure la soddisfazione di vincere l’edizione 2017 di “Ballando con le stelle”, esibendosi in una salsa da brividi insieme alla maestra Veera Kinnunen bendata.
“Sinceramente non farei a cambio con uno che ci vede” dice lui. “Questa esperienza mi sta arricchendo.”
Insieme a Bebe Vio, Oney Tapia è il simbolo di questa Paralimpiadi da record.
L’Italia da cui - specie in questi tempi di indecenza morale - imparare a vivere.
Da una lettura in web