| Ricevo dall'amico e poeta Raffele Pisani e pubblico.
Sono un semplice uomo di strada, anziano, poco poco meno vecchio di Alain Delon. Da tempo leggo della sua depressione e del desiderio di morire, addirittura aiutato dal figlio per farla finita con un “suicidio assistito”. Il mito, il bello, l’attore più invidiato, è in piena crisi esistenziale. Credo di avere visto quasi tutti i suoi film, sono da sempre un suo ammiratore e mi aggiungo alla moltitudine di coloro che sono in apprensione per lui. Mi chiedo: cosa posso fare io per aiutarlo? Niente? Dicono i Maestri che si possono aiutare i sofferenti anche con il solo pensiero... Caro Alain, ho letto che sei molto depresso e soffri per un “fallimento familiare”. Tu che sei stato, e resti, uno degli uomini più belli e amati, credo che ora debba cominciare ad amare un poco te stesso. Lo devi fare perché non devi permettere alla vecchiaia né alla “solitudine” di ridurti in un tale stato pietoso, come tu lo descrivi. Io penso che anche quando sembra che il mondo ci crolli addosso dobbiamo trovare in noi e attorno a noi quella piccola luce, quella piccola gioia che ci può venire in aiuto dalla cosa che ci può sembrare a prima vista la più insignificante...Hai mai osservato da vicino una goccia di rugiada tremolare sul petalo di un fiore? E la bellezza sempre nuova della prima luce dell’alba e la primavera che ritorna? E che dire degli ultimi raggi di sole al tramonto? Anche io sono avanti negli anni, però ti confesso che pur vivendo alquanto sconcertato queste ultime briciole di tempo che mi resta, questi momenti di grande confusione, prima per il Covid ora per la guerra, affronto questi stati d’animo surreali e di diffuse preoccupazioni con uno spirito “leggero”. Questo perché, pur essendo vecchio, povero e acciaccato, inserito in una umanità sempre più confusa e infelice, cerco di apprezzare quello che la vita ancora mi dona e giorno dopo giorno cresce in me la consapevolezza dei meravigliosi piccoli e grandi doni avuti, consapevolezza che certo al momento non avevo! Pure appartenendo alla generazione di quei vecchi che non sono stati mai bambini - perché non si poteva essere bambini in quei terribili anni ’40 vissuti in una Napoli distrutta dai bombardamenti, umiliata dalla miseria, mortificata dalla fame e lacerata da migliaia di vittime - sono sopravvissuto ai tanti mali che mi hanno assalito ma che mi hanno nel contempo aiutato a far crescere in me il sentimento della gratitudine per le piccole cose che avevo. E di questo ringrazio la vita! Ecco, caro Alain, il mio pensiero che affido per te all’Universo: siamo vecchi, ma che fa? Godiamoci questo poco di salute che il buon Dio ancora ci regala, riteniamoci dei fortunati e ringraziamolo per la gioia che ancora ci dà facendoci rivedere la primavera che torna con le sue magiche rondinelle, i fiori che sbocciano, il sole che ci riscalda, il sorriso di chi ci è caro. Dobbiamo vivere così, caro Alain, senza rimpianti e con il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore per accogliere "sorella Morte" quando lei deciderà di venire e dobbiamo morire da vivi, orgogliosamente da vivi perché, indipendentemente dai traguardi raggiunti, abbiamo avuto il privilegio di diventare vecchi e, soprattutto, di non avere vissuto invano! Raffaele Pisani
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